Ma avrà  senso?. è la frase che continuavo a ripetermi in testa da quando avevo deciso di andare a vedere la data romana dei riformati Alice In Chains, in giro oramai dal 2005 con William DuVall dei Comes With Fall alla voce al posto di Layne Staley, passato a miglior vita a causa dei continui problemi di droga nel 2002. Perchè sì, puoi cambiare chitarrista, bassista, batterista ma cambiare la voce è una ‘botta’ che potrebbe far venire dubbi anche al più grande fan. E il rischio di “‘cover band’ di classe è pericolosamente dietro l’angolo. Insomma vedersi rovinare un mito davanti.

Ma alla fine il rischio l’ho corso e la prospettiva mano a mano che il concerto andava avanti è cambiata, radicalmente. Prima di tutto dati tecnici: i 3 membri storici e la nuova voce reggono benissimo il palco, sia dal punto di vista sonoro (abbastanza calligrafici sui pezzi vecchi, mea culpa non conosco quelli del nuovo quindi non potrei giudicare) sia da quello del contatto col pubblico, continuamente richiamato all’attenzione anche da un sorridente Cantrell (che emozione sentirlo suonare la chitarra!). E il pubblico ha risposto entusiasta, in un Atlantico Live mezzo pieno il singalong s’è sprecato, mani alzate, gente che salta. Gente che magari non avrebbe mai immaginato di poter vedere gli Alice In Chains eseguire di fronte a loro “Nutshell”, “Rain When I Die, Would?”, “Nutshell”, “Rooster”. “E Down In A Hole” eseguita in modo davvero commovente (provare Youtube per credere).

E alla fine la mia prospettiva è cambiata come dicevo prima: una grande festa rock’n’roll, un tributo ad un passato che non c’è più e che non tornerà , alla giovinezza di tanti adolescenti. E a Layne Staley, in fondo tutto questo è anche per lui. O almeno lasciatecelo sognare.

Foto Thanx to Matteo Malvino.

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