Mirabolante tuffo negli anni ottanta: prima un qualche canale del digitale terrestre propone Sposerò Simon Le Bon, un altro propone Il Ragazzo Di Campagna, poi becco Lady Oscar, Holly E Benji e Kiss Me Licia. E poi, per chiudere la settimana, mi capita per le mani un disco con la copertina che ricorda giusto un po’ i Duran Duran nel video di “Rio”.

Il disco in questione arriva forse con qualche settimana di ritardo: credo fosse consigliato l’ascolto in spiaggia con un cocktail in mano, perchè avrebbe sicuramente fatto guadagnare qualche punto in più a un lavoro comunque buono e divertente. Gli autori sono i Sonnets, un altro gruppo scandinavo (precisamente svedese) che, dopo i Northern Portrait, ha deciso di prendere un altro lato degli anni ottanta e rivisitarlo. No, con i Duran Duran (copertina a parte) non c’entrano niente, qui sono fortissimi gli echi di Style Council e Prefab Sprout.

“Western Harbour Blue” parte in quarta: “No Hollywood Ending” inizia citando quella “Love’s Theme” dei Love Unlimited Orchestra di Barry White (volgarmente conosciuta come sigla di C’è Posta Per Te) per poi trasformarsi nella perfetta sigla di un ipotetico telefilm di liceali in vacanza e mette subito in chiaro che questo sarà  un disco puramente e candidamente pop, pieno di quelle melodie catchy che l’indie-pop svedese sforna abitualmente con grande naturalezza, solo che questa volta, nonostante le melodie azzeccatissime, la Svezia non suscita clamore. Certo, sono nove pezzi ben scritti e ben arrangiati, alcuni veramente forti (“New Fire In The City” su tutti, oltre alla canzone che apre il disco), ma il fascino iniziale dell’album diminuisce dopo qualche ascolto, quando la freschezza iniziale inizia a diventare leziosità  e quando i tributi iniziano a rasentare il confine della cover (“Sebastian Said” è una piccola “Shout To The Top”). Ecco, a questo punto, il revival del pop inglese degli anni ottanta inizia a diventare fine a sè stesso ed è meglio smettere con gli ascolti per un po’ prima che sopraggiunga la noia.

Fondamentalmente i Sonnets hanno prodotto un disco decisamente non imprescindibile, forse più da sottofondo che da ascolto attento, ma sanno quali tasti toccare per far rivivere l’epoca di mocassini e pantaloni a vita alta. “Western Harbour Blue” potrebbe alleggerirvi il ritorno a casa dopo una deprimente giornata di lavoro, ma state attenti a non abusarne, il pericolo saturazione è dietro l’angolo.

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Western Harbour Blue
[ Despotz – 2010 ]
Similar Artist: Style Council, Prefab Sprout, Aztec Camera

Rating:

1. No Hollywood Ending
2. Sebastian Said
3. The Blue Train
4. New Fire In The City
5. Lost Without You Ever Since
6. The Blues And The Vows
7. Everybody’s On A High
8. Seaside
9. Psalm For Summer