Chi lascia la via vecchia per la nuova non sempre produce bei dischi e men che meno li vende. Specialmente se la via smarrita è quella consolidata del buon pop di matrice scandinava.
E’ un po’ quello che è accaduto a PB&J che per sentirsi adulti hanno dovuto attraversare le paludi dell’algida sperimentazione elettronica salvo accorgersi della necessità  di un ritorno alle origini.
Per tornare sulla retta via scelgono “l’aiuto da casa” e non è un caso se il trio scandinavo ha deciso di farsi accompagnare alla produzione da Per Sunding, padre del pop svedese.

“Gimme Some” attinge infatti agli ascolti “‘classici’ di PB&J: The Jam, Elvis Costello, Buzzcocks, Byrds, Kinks, Yo La Tengo, Pavement, Sebadoh, dosi massicce di punk-rock ai quali un buon filtro pop smussa gli angoli.
La rilettura di Sundig intercetta alla perfezione le intenzioni dei tre e ci regala un disco vario anche se coerente con l’obiettivo di un ritorno old school a chitarra, basso e batteria più in linea con le energiche performance live della band che ad una blanda registrazione da studio.
“Gimme Some” passa con disinvoltura dall’aggressività  di brani come “Breaker Breaker” e “Black Book” all’equilibrio pop-rock di “Second Chance”, a sonorità  appese tra Caraibi e California (“Dig a Little Deeper”), al piglio garage (“Lies”), a richiamare Tom Petty ammiccando- come dichiarato dallo stesso Morèn– a riff in stile R.E.M. (“Don’t Let Them Cool Off”).

Come la copertina del disco ed i suoi colori da blue-minie beatlesiano, è complessivamente ‘pollice in su’ per i ragazzi del profondo nord riconoscenti ai movimenti brit dei tardi anni “’70, desiderosi di pagare un tributo alla controcultura punk dei live in piccoli pub affollati, ansiosi lavorare con Ben Allen (“Halcyon Digest”/Deerhunter) e intenzionati a potersi -prima o poi- permettere una produzione con Brian Eno.

Inutile dirlo, “Gimme Some” non si candida a molto altro che a colonna sonora dell’estate in spiaggia di universitari esagitati ma è una qualità  da non disprezzare per un disco assolutamente non pretenzioso.

Una cosa è certa, ascolteremo PB&J nelle rockoteche estive, circondati si da “young folks” ma questa volta senza nessun motivetto-tormentone da fischiettare.