Non ci posso credere.
Al decimo ascolto di questo album di debutto di Cat’s Eyes mi stropiccio gli occhi.
E non solo perchè è il pomeriggio di un sabato complicato, dopo una notte complicata.
Bensì per quanto Faris Badwan e Rachel Zeffira buttano nelle 10 canzoni della tracklist, ipotizzando un viaggio onirico in atmosfere che non esistono più.
Retaggio di pellicole in bianco e nero, viaggi di nozze a Pugnochiuso, di Grace Kelly su una cabriolet, Cinecittà  e James Bond.

Un ideale che diventa palpabile, masticabile, indossabile senza la minima fatica.
Perchè si stava meglio quando si stava peggio e l’altro ieri già  rieccheggia momenti migliori da evocare con sospiri luccicosi.
Dunque il nuovo progetto del fondatore degli Horrors, l’anima migrante del gruppo, ci affascina dal primo istante.
Fresco, immediato, bello spesso, swingante il giusto e sempre più distante dal mainstream in cui l’Indie si sta via via infilando, privandosi di contenuti e quadrature basiche.

In “Cat’s Eyes” emergono prepotentemente le atmosfere allegoriche de “La Dolce Vita”, come se fossero reinterpretate dalle gangs di motociclisti luciferini à  la Roger Corman.
Dolcezza con vaghi accenni isolazionisti, scorci epici da cui spesso sgorgano a lume di candela i duetti tra Faris e Rachel, novelli Hazelwood & Sinatra e perchè no anche Gainsbourg & Birkin. E “Cat’s Eyes” e “Face In The Crowd” sono lì a testimoniare questo equilibrio misterioso tra le due facce della Luna, quella melliflua e pettinata della canadese ed il background da B-movie del corvaccio nerovestito inglese.
Se il La all’operazione è stato dato da un live in Vaticano poi, il resto te lo puoi immaginare da solo, utilizzando ciò che potremmo chiamare “Retromodernismo” come chiave di interpretazione.

Ovvero un nuovo e smerigliato sistema di accostare il futuro scarno, ma di facile utilizzo, al costume di una volta, carico di fascino ed ovviamente meno apparecchiato in termini di mezzi pratici.
In questa alternanza trova il suo quid “Cat’s Eyes”, di nome e di fatto.
Come concetto di musica diversamente declinata per gusti e direttrici e come idea di band in termini di costruttività  e solidità  futura.
Perchè di questo si tratta, di un passaggio nel campo da gioco dei grandi, se non ad un altro sport vero e proprio.
Come se dal calcetto del lunedì sera con gli amici, un domani, ti svegliassi pronto per un 16 buche a golf con il Tiger Woods del quartiere.

In conclusione, in attesa di sperimentarli nella dimensione live in terra italica, “Over You” e “I Knew Is Over” resteranno i degni titoli di coda di una svolazzante, e a tratti impegnativa, sceneggiatura obliqua.
Popcorn insanguinati?

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Cat’s Eyes
[ Polydor – 2011 ]
Similar Artist: Zola Jesus, Nick Cave, Edwin Collins, She & Him
Rating:
1. Cat’s Eyes
2. The Best Person I Know
3. I’m Not Stupid
4. Face In The Crowd
5. Not A Friend
6. Bandit
7. Sooner Or Later
8. The Lull
9. Over You
10. I Knew It Was Over

Ascolta “Cat’s Eyes” (Album Sampler)