I Mice Parade dell’istrionico Adam Pierce girano sempre al contrario di quello che lo showbiz comanda, meglio gironzolare tra i bordi dell’underground ““ nonostante una certa età  ““ e far uscire il decimo disco in studio pur di fare ciò che piace e aggrada, quel che più si ama e si intendere diffondere. “Candela” non è che sia una rivoluzione sonora dal quale stare schermati, ma una coraggiosa propensione ad essere sè stessi senza darsi le arie, rimanere una “composizione a sè stante” ad indicare strade soniche a chi viene dopo.

La loro è sempre stata una osservanza verso il pop pressapoco col broncio, una fedelissima stretta emozionale che si lascia ascoltare complessivamente abbastanza piacevolmente, senza spiazzare o far saltare in piedi, un mood agrodolce che sperimenta anche piccole derive stilistiche le quali ““ tra il perdersi momentaneamente o circolare in qualche ambizione last minute ““ rimangono sempre comunque a glassare quel gusto d’insieme con soddisfazione; la band americana ““ mostrando una perfetta intesa ““ spazia e muove irregolarità  lungo l’ossatura dell’intera tracklist, si reinventa e fa trasparire tutto quello che circolerà  nel diametro di questo nuovo lavoro, come quelle sensazioni latin free-jazzly che sgomitano in “Las gentes interesantes”, le fronde folktroniche che svisano “The chill house”, i Wolf Parade che si materializzano nel mezzo di “This river has a tide”, “Currents”, o gli stupendi macramè vocali di Pierce e della musicista canadese Caroline Lufkin messi in vetrina su “Pretending”.

Di tutto e di più, le molteplicità  di atmosfere e “testa tra le nuvole” sono ingredienti preziosi per questo “felice bivacco” di indie, folk, post tutto e frequentazioni spanish, un disco che Pierce & Soci immolano ad una pazzia controllata fino ad un certo punto prima di lasciarsi andare all’eccitazione e alle baldanzosità  che le loro teste in quel momento più che elaborare, divorano.
Viva la pazzia e chi è senza pazzia scagli il primo disco!

Credit Photo: Bandcamp