Jay Clarke è un polistrumentista e compositore attivo a Portland (Oregon) , membro dei Dolorean e della line-up dal vivo dei valenti Grails, band concittadina dedita a qualcosa definito, non a torto, come “Spaghetti post-rock”, capace di rimescolare la lezione di Morricone con quella delle “desert sessions” e di fondere le alchimie dei Crippled Black Phoenix con quelle degli Earth.

Comunque questa è un’altra storia, perchè Jay Clarke mette insieme, per il suo progetto personale (in cui assume l’identità  di Ash Black Bufflo), un compendio delle sue “colonne sonore minime”, in parte realmente realizzate per balletti, spettacoli teatrali e documentari (da recuperare “Marwencol” – http://www.marwencol.com – scritto e diretto da Jeff Malmberg e vincitore di diversi premi nazionali e internazionali), in parte ancora non assurte al ruolo di soundtrack. “Andasol” (tradotto: “una camminata sotto il sole”) si dipana fra episodi strumentali molto differenti fra loro, alcuni più compiuti, altri che paiono quasi degli sketches sonori, abbracciando suggestioni ambient-elettroniche (qualche paesaggio di traverso fra le province di Cluser & Eno e quelle da “estate infinita” di Fennesz: ascoltare Murph The Surf per credere), reiterazioni figlie delle matrici ideata da Philip Glass e Steve Reich (“Misery Is the Pilgrim’s Pasture” è riconducibile a Glass, “Tennesee Choctaw Nightwife” a Reich), reinvenzioni di musica contemporanea (molto molto bella Dark Turn Of Mind), affreschi cameristici, minimalismi e massimalismi tratti dalle visioni di Erik Satie (tra le “Vexations” e le musiche per balletti realisti) e ipotesi azzardate di musica folk americana dal sapore pseudo post-Western (l’affascinante “Tulsa Slut” o la suadente ballata Lynchiana “Cheeseburger Tragedy Desert Crash In Chrome”: i momenti più “alti” del disco).

Convengo che potremmo davvero sbilanciarci e definire quella di Ash Black Bufflo, musica sperimentale. Nel senso che davvero pare frutto di esperimenti chimici (scomposizione e ricomposizione molecolare) e dei fumi da essi prodotti: volutamente sconclusionata per offrirsi come “catalogo personale” a chiunque voglia eventualmente ingaggiarlo per qualche progetto visivo. “So fare di tutto un po’, ma con molta creatività “, sembra il biglietto che Jay Clarke vuole implicitamente allegare al suo “Andasol”. Pianoforti, violini, viole, percussioni varie, tintinnii, loops, fiati, disturbi, singhiozzi vocali, echi, field recordings, tutto fa brodo in un’opera volutamente discontinua ma non priva di un fascino obliquo che interamente l’attraversa e che ci farebbe venire la voglia di stringere la mano al suo autore.

Andasol
[ Knitting Factory – 2011 ]
Similar Artist: Cluster & Eno, Earth, Philip Glass
Rating:
1. Come Back
2. Misery is the Pilgrim’s Pasture
3. Summer Night with Silverware
4. Murph the Surf
5. Ring Shout Step
6. Tulsa Slut
7. A Little Parenthesis of Good Times
8. Suburban Djinn
9. Buho
10. Greatness Strikes Where it Pleases
11. Darkturnofmind
12. Tennessee Choctaw Nightwife
13. A Walk in the Sun
14. Cheeseburger Tragedy Desert Crash in Chrome
15. Heron Lake
16. Violent People
17. Go “‘way Old Ghosts
18. Andasol

Ascolta “Misery is the Pilgrim’s Pasture”