Sette nuovi brani per Gabriele “Capra” Malavasi, Andrea “Sollo” Sologni, Pietro “Piter” Cottafavi e Riccardo Rossi che discograficamente parlando mancavano da “Nebbia” ““ era il 2017 ““ ma non hanno mai veramente interrotto l’intensissima attività  live su e giù per lo stivale. Il disco è anche un modo per festeggiare il ritorno alla normalità  nei concerti dopo un 2020 e un 2021 passati tra cancellazioni e le ben note restrizioni di capienza.

L’occasione per prendersi qualche rischio in un album che sperimenta con strutture, suggestioni, tocca temi cari a fisica e scienza senza dimenticare l’urlo, quella rabbia primordiale che viene incanalata già  in “Naufragio” primo brano e singolo apripista tenace, con il sassofono no wave di Manuel “Mallo” Caliumi che si amalgama a chitarre, basso, sintetizzatori e batteria creando un clima ruvido e straniante. “Togliamo gli angoli dal mondo, facciamo un cerchio dove non sia possibile nascondersi” canta Malavasi ed è una bella idea, centrale in un pezzo non immediato ma coraggioso.

Batteria, synth e melodie trascinano “Cpr14” in un crescendo esplosivo, “Se Non Esiste Il Vuoto” è invece il brano più lineare e riflessivo del lotto sospinto da una linea di basso sinuosa e incalzante, ritmi tribali e chitarre che accompagnano un testo dal forte impatto. “Erwin” mette in fila riferimenti filosofici e quotidianità , universi paralleli che si toccano come amore e odio, “Feyerabend” è una zampata rock tosta con una parte centrale più lenta e un finale ad alto ritmo, “Cosa Fai Domani” ha il piglio del piccolo inno generazionale tutto da cantare (“la speranza è un brivido che ci difende ma non la smette di lasciare lividi” altra frase che merita di essere citata).

“Uscire” è essenziale, minimale fin dal titolo: chiusura che s’interroga sulle nostre partenze impossibili allungando il passo in momenti interamente strumentali senza dimenticare l’istinto, degno finale di un disco che unisce cuore e cervello. Se volessimo scendere nell’infinitamente piccolo non potremmo scendere all’infinito: ad un certo punto la materia si ferma. Ecco il quanto. Un frammento discreto, indivisibile, basilare, di una grandezza recita la press release e in queste piccole grandezze i Gazebo Penguins s’inoltrano sognando un’alba più leggera e cercando di dare un senso al buco nero di questa realtà  con grinta e adrenalina.

Credit Foto: Stefano Bazzano