Are you happy? Are you free? There is a correlation I believe”…
In punta di piedi, i Lake – un gruppo di songwriters con lo stemma della K Records ““ si ripropongono con un nuovo album: “Giving & Receiving”. Bisogna essere imperturbabilmente disincantati per poterlo apprezzare fino in fondo: delicato e naturale. Una corsa in bicicletta tra le campagne di maggio quando tra peschi fioriti e un risveglio naturale, ci si allontana dagli impegni della quotidianità , da notizie surreali e da un mondo perso tra ville in Sardegna e palazzi romani, tra merchandising di donne e latitanze inverosimili, per non parlare dei tribunali televisivi. Forse questo mi fa amare la musica: mi proietta dove voglio pur essendo fisicamente, qui, a Milano o davanti ad un quotidiano da fine dell’uomo.

Beh, quest’album non stimola l’adrenalina, induce piuttosto alla ricerca di una flemmatica armonia, arricchita da curiose e ricercate trovate musicali, come in “Mother Nature’s Primise”. Questa quiete e senso di pace roboante, un tuono nella frenetica vita di tutti i giorni, pervade tutto l’album e si apprezza soprattutto nei brani “One small step” e “Pilgrim’s Day”. E’ pop elegante e di qualità , forse troppo.

La pecca dei Lake è la mancanza di novità  assoluta, il loro esporsi in maniera troppa misurata, poco istintiva e spontanea, il loro valore aggiunto è lo stile con cui richiamano vecchie glorie sempreverdi come i Beach Boys e i Flaming Lips, con un tocco di Belle And Sebastian, senza sembrare degli emulatori senza scrupoli, lasciando la proprio firma, sia nell’impianto strumentale che nella curata alternanza vocale maschile/femminile. Nulla si perde. Pur restando legata all’approccio adrenalinico di altri generi musicali, non ho potuto non apprezzare la gentilezza e la grazia di quest’album.