Darrell Scott è un’artista che ha due o tre anime, sette vite (forse anche di più) e una miriade di progetti ancora da realizzare. Un globe trotter della chitarra, sempre pronto ad accompagnare nei concerti il padre Wayne (recentemente scomparso) e mille altri amici. Ultimo, ma non ultimo, Robert Plant, che l’ha voluto nella rediviva Band Of Joy. In tutto questo, riesce anche a sfornare dischi solisti con una sorprendente regolarità . “Long Ride Home” era previsto per fine 2011, poi rimandato per non intasare ulteriormente la già erculea schedule del musicista.
Il ritardo è servito solo a far decantare meglio queste canzoni, emblema della country music più pura: quella fatta di tradimenti, bevute, lavoro e senso di appartenenza, quella che tocca nel profondo (la definizione è di Scott stesso). Un ritorno a casa (e alle radici) in piena regola insomma, con alcuni pezzi (i personalissimi “The Country Boy” e “You Are Everything I Wanted Love To Be”) scritti molto tempo fa, quando di anni Darrell ne aveva solo sedici. L’immancabile collega e compagno di tante battaglie Guy Clark fa capolino in “Out In The Parking Lot”, mentre Tim O’ Brien e Patty Griffin arricchiscono “No Love In Arkansas” e “You’ll Be With Me All The Way”. Ma forse il cuore di “Long Ride Home” è altrove, in pezzi come “Candle For A Cowboy”, “Someday”, la trascinante “Hopkinsville”, “Too Close To Comfort” e “Pay Lake” che raccontano di un’America diversa, quella del “mito della frontiera”, prima dei video, prima della urban cowboy country music, senza retorica e con molto affetto.
Un disco vecchio stile nel senso buono del termine insomma, cantato con grande partecipazione emotiva, un pizzico di malinconia per un passato ormai lontano ma sempre presente nei ricordi e “Still Got A Ways To Go” a chiudere il viaggio con il più ottimistico degli arrivederci.