Willis Earl Beal
Acousmatic Sorcery

Scegliete uno strumento musicale, scegliete il miglior modello, scegliete una scuola di Musica, scegliete un maestro, scegliete i membri giusti per la vostra band, scegliete il produttore più blasonato, scegliete lo studio di registrazione più all’avanguardia, scegliete il miglior promoter, scegliete il posto più figo nel quale debuttare, scegliete la migliore etichetta con la quale pubblicare, scegliete il miglior social network attraverso il quale farvi conoscere.
Potrebbe però non bastare e potreste essere destinati a spacciare i vostri CD ad amici e parenti per tutto il resto della vostra vita da rockstar-wannabe.

Willis Earl Beal non ha fatto niente di tutto questo.
Ha lasciato piccoli disegni a matita agli angoli delle strade con il suo numero di telefono e il suo indirizzo chiedendo amicizia e promettendo di cantare canzoni al telefono o disegni che avrebbe spedito. Protagonista spesso di potenti performances “a cappella” nelle stazioni ferroviarie accompagnato solo dal battito delle sue mani e dal suono dei colpi dei suoi piedi sul pavimento. Poi ha cominciato a registrare le sue produzioni realizzate con strumenti musicali e sistemi di registrazione comprati di seconda mano nei mercatini delle pulci. Viveva a Chicago con la nonna, poi se n’è andato ad Albuquerque e poi ritornato dalla nonna. E’ stato a lungo un senza fissa dimora.

Ora è sotto contratto per quattro dischi con la stessa etichetta di Adele, Jack White, Radiohead, The XX e M.I.A., solo per citare i più noti. James Blake, Mos Def, Jamie XX e Damon Albarn vorrebbero collaborare con lui.
Lui stesso dichiara di voler essere il “Tom Waits nero” nonostante molti dicono faccia ballate Soul.
Il suo suono è decisamente low-fi, è dissonante, è conteporaneo, è ruvido, è struggente. La sua Musica è gospel, è soul, è blues, è noise, è acustica.
La sua voce è ruvida, è soffice, è tenera e lui canta come in abbandono.
Il disco di cui parliamo si apre con “Nepenenoyka”, un brano strumentale suonato con una Nepenenoyka, appunto, una piccola arpa da poggiare sulle ginocchia di origine Bielorussa con la quale il nostro ha sperimentato la costruzione e la registrazione in overdub di pattern senza conoscere lo strumento, comprato in un mercatino dell’usato, suonandolo con uno stuzzicadenti. La Nepenenoyka la ritroviamo anche in altri brani.

“Take Me Away” è un potentissimo gospel che tira fuori tutta la rabbia, tutta la fede e tutta la negritudine dell’autore e che rappresenta evidentemente la sua vera essenza e la sua prevalente inclinazione.
“Cosmic Queries” è una ballata a la Tom Waits, a tratti stonata, tutta dissonante ma bella e ricca, introspettiva e caratterizzata appunto da interessanti “domande cosmiche”.
“Evening’s Kiss” è un piccolo capolavoro, è una bellissima poesia ma sarebbe senza dubbio un pop da classifica se prodotto per esserlo.
“Sambo Jo from the Rainbow” è una dolce e semplice ballata country-rock.
“Ghost Robot” è un punk rubato ai Sex Pistols, è un unplugged dei Prodigy, è un drum&bass elettronico di AdamF senza elettricità , insomma sembra venire dall’Inghilterra !
“Swing on Low” è un complicato ed interessantissimo rap.
“Monotony” è indie-rock senza dubbio.
“Bright Copper Moon” è un country-blues delle origini.
“Away My Silent Lover” è uno struggente soul.
In “Angel Chorus” è evidentemente il “Tom Waits nero” che desidera essere.

La storia ed il percorso di Willis Earl Beal dimostrano, se ce ne fosse bisogno ancora una volta, che innumerevoli sono i modi per esprimere la creatività  e nessun percorso preconfezionato fatto di tappe già  segnate ed attraverso l’utilizzo di strumenti predefiniti è una garanzia di successo.
L’unico e atroce dubbio è cosa farà  per i prossimi tre dischi per i quali è impegnato da contratto : si ripeterà  noiosamente, confermerà  il suo talento o stupirà  ancora ? “… questo sembra essere un bel problema !

Ascolta “Evening’s Kiss”