The Hives
Les Hives

Partiamo con il presupposto che gli Hives fanno quello che hanno sempre saputo fare meglio: gli Hives. Sboccati, assolutamente fuori dagli schemi e sopra le righe, questi eccentrici svedesi sanno come divertirsi e la loro musica negli anni ne è stata la prova tangibile. La formula non è essenzialmente cambiata dai tempi di “Barely Legal” e “Veni Vidi Vicious”, almeno non fino al “The Black and White Album”. Più radio-friendly, non proprio pacati ma sicuramente meno grezzi e con un pizzico di anima pop, gli Hives hanno puntato ad un pubblico più ampio giocando su brani più orecchiabili, sicuramente con un esito positivo.

Eppure. Eppure con il nuovo “Les Hives” ci si aspettava la immancabile evoluzione, un ulteriore passo avanti; gli Hives preferiscono rispolverare il suono delle origini, senza però perdere questa nuova scorza più orecchiabile-melodica. Tutto il disco è una altalena tra brani garage punk, veloci, nevrotici e immediati (“If I had a Cent”, “Patrolling Days”, “1000 Answers”, “These Spectacles Reveal The Nostalgics”) e brani più alla Dandy Wahrols, autoironici e sperimentali nel loro rievocare e giocare con l’ascoltatore. Un paio di esempi? Il punk rock alla Joey Ramone di “Come On”, l’inno di “I Want More” o l’inaspettabile surf pop anni 50 dei jingle di “Wait a Minute”. Unica caduta di stile la pseudo-ballad ” Without The Money” che poco provoca se non un mezzo sbadiglio.

Tanti cori e giochi di batteria, la quale crea quel ritmo cadenzato che fa dei brani dei nostri quasi dei manifesti cantati (” Midnight Shifter”) sono ingredienti insostituibili degli Hives, che non stupiscono e non osano, preferendo continuare a divertirsi facendo ciò che gli viene meglio, senza pretese e senza recriminazioni. Eppure diciamolo, in fin dei conti noi gli vogliamo bene proprio per questo.