Quando si è a dieta, e io ne ho una discreta esperienza, la soglia della sazietà  si abbassa, soprattutto per quanto riguarda gli zuccheri, assunti in quantità  irrisoria. Un paio di settimane fa ero al matrimonio di uno dei miei migliori amici e mi ero promesso di “onorarlo” anche con una discreta mangiata di dolci, cosa che non facevo da diversi mesi. Alle bellicose premesse è corrisposto un risultato modesto, visto che dopo una fetta di torta e un assaggio di mousse ero ormai sazio e oltre la soglia di zuccheri sopportata. Tutto questa premessa per dirvi che è successa la stessa cosa col disco solista di Glen Hansard. Ci arrivavo carico di speranze, convinto di essere travolto dalla malinconia delle sua romantiche ballatone durante un’ assolata e un po’ triste domenica di giugno. Il giro è durato meno del previsto, probabilmente intorno alla traccia numero sei, “The Storm, It’ Coming”, dopo la quale l’accumulo di melassa da melodramma pop ha superato la soglia consentita, trasformando le note in noia, costringendomi ad un bisogno drastico di rumore, caos e “vita”.

Il lavoro del leader dei Frames e degli Swell Season è impeccabile nella forma e nella costruzione epica dei saliscendi emotivi delle ballate, ma finisce per essere sin troppo narciso e autoreferenziale da sembrare poco sincero. E’ come un Damien Rice che all’acustica preferisce il pianoforte, ma privo della grazia necessaria a scrivere un capolavoro come “o”. Più verosimile, se proprio vogliamo associarlo al connazionale di cui prima, paragonarlo al mezzo passo falso di “9” dove, finito forse l’aspetto più viscerale delle composizioni, si prediligeva un leggermente stucchevole pilota automatico, destinato probabilmente ad assecondare i palati meno raffinati. Per chi è passato già  sotto cascate di dischi simili resterà  difficile innamorarsi di “Rhythm And Repose”, anche in tempi di magra per quanto riguarda certi romanticismi. Personalmente preferisco di gran lunga la scheletrica malinconia dei Sun Kil Moon a queste ballate tanto lucenti, quanto paracule da non sembrare tutte plausibili, pur non mancando una buona dose di classe e mestiere.