Certi cambiamenti si nascondono dietro la perdita dell’innocenza. Beth Orton mi ha sempre dato l’impressione di essere una che sa quel che vuole, non proprio un’innocente sacrificata sull’altare dello show business. Però, a giudicare dai primi due dischi, da come erano a loro modo classici ed originali mischiando folk ed elettronica, pensavo volesse distinguersi innanzitutto. E così è stato. Poi quel briciolo di innocenza l’ha perduta per sempre, probabilmente a causa di altre urgenze espressive. Un marchio di fabbrica che col tempo è divenuto meno originale, seppur riconoscibile, rappresentato da un folk al femminile tout court. “Sugaring Season” è forse il disco della maturità , non il più bello del lotto, di sicuro il più solido.

Dov’è finita oggi Beth? Probabilmente ha indossato il vestito buono, quello delle grandi occasioni, senza sovrastrutture eccessive destinate a darne un’immagine diversa da quel che è: una donna che esprime in musica le proprie ferite emotive senza autoindulgenza. Si è rintanata in casa con pochi amici e ha dato alla luce un pugno di canzoni ineccepibili, tra malinconici sussurri e ballate folk senza tempo. Si è presa il suo tempo e se n’è sbattuta delle mode, del bisogno di compiacere una platea che dovrebbe aver capito già  da un pezzo il percorso intrapreso. Il titolo stesso è una netta dichiarazione di intenti, riferendosi al periodo dell’annno all’inizio della primavera in cui nel nord degli Stati Uniti si produce lo sciroppo d’acero. Musica bucolica che lambisce entrambi i territori folk d’oltreocenano, riuscendo nell’impresa di non stancare o risultare già  sentita.

Un lavoro estremamente sincero che, se non è stato buttato giù di istinto, di sicuro nasce da un’urgenza espressiva frutto di contemplazione interiore. Ad oggi il momento più alto del “nuovo corso” di Beth Orton, che ha ancora qualche cosa da affinare, soprattutto nella poca, seppur buona varietà  calligrafica. Un disco maturo, imperfetto, dolce e rassicurante in cui rintanarsi durante i primi temporali dell’autunno appena accennato.

Photo Credit: Eliot Lee Hazel