Un fiume in piena. Ecco cosa sono stati i Wilco per chi ha avuto la fortuna di vederli l’altra sera a Venaria Reale. 28 (VENTOTTO) pezzi con addirittura due bis. Il set più corposo (finora) del loro ultimo tour (e forse della loro intera carriera).

Descrivono la loro musica come un misto di ordine e caos, “Proprio come la vita, in cui accadono cose che si comprendono e si riescono a tenere sotto controllo e altre che ti travolgono.” Il bello è che loro travolgono lasciandoti avvolto in un senso di sicurezza e bontà , sia di sentimenti che di tecnica. Già , perchè se mi dovessero chiedere di definire i Wilco, tra le tante cose che mi verrebbero da dire ci sarebbe sicuramente questa: una band dai sentimenti buoni. Non so neanche dire esattamente perchè, in realtà . Forse per l’atmosfera familiare che riescono a instaurare col proprio pubblico (un seguito quasi di tutte le età ), come avevo già  avuto modo di dire a proposito dell’ultima volta, neanche un anno fa, che ero stato ad un loro concerto. E li guarderei altre trecento volte in altrettanti giorni, questo anche perchè hanno il coraggio di cambiare scaletta ad ogni data.

Amano iniziare sempre in punta di piedi, ed è così che aprono il set con i dolci accordi (che per la verità  lasciano ben presto spazio ad esplosioni chitarristiche e improvvisi ritorni alla quiete) di “Misunderstood”, per poi decollare con “Art of Almost” (il cui deflagrante assolo del come al solito in formissima Nels Cline non riesce purtroppo a rendere come dovrebbe causa un problema di controllo volumi). Ancora dissonanze con (a sorpresa) “Standing O”, ma è con “I Am Trying to Break Your Heart” che la platea si scioglie definitivamente. E’ un alternarsi metodico di ritmi più sostenuti e ballate, con “I Might”, “Sunken Treasure”, “Born Alone”, la cover dei Loose Fur “Laminated Cat” e “Impossible Germany”, prima del cui assolo la gente, già  pregustando le mitiche gesta di Cline, applaude. E l’assolo è, come al solito, devastante, direi commovente, sfociando in una standing ovation lunga qualche minuto. Dopo “Shouldn’t Be Ashamed” è la volta della coppia di canzoni-“cuore pulsante” dell’intero live: “Jesus Etc.” termina in una poltiglia di teneri feedback da cui fiorisce letteralmente “Whole Love”. Sequenza di cavalli di battaglia recenti e passati in cu fanno la comparsa le uniche due canzoni da “A Ghost Is Born”, “Handshake Drugs” e “Hummingbird”, insieme a “War On War”, “I’m Always In Love”, “Heavy Metal Drummer”, “Dawned On Me” e “A Shot In the Arm”.
I sei ringraziano e si congedano, ma non ci crede nessuno: e infatti eccoli tornare per una manciata di pezzi tra cui spicca “Via Chicago”, vera e propria summa della filosofia dei Wilco a proposito della musica come connubio di ordine e caos. La voce di Jeff Tweedy viene a volte sovrastata da una tempesta sonora messa in piedi dagli altri cinque, salvo poi riemergere in tutta la sua delicatezza una volta tornata la calma. Un caos controllato, un capolavoro. “I’m the Man Who Loves You”, e sembra davvero giunto il momento di calare il sipario.

I sei ringraziano e si congedano, qualcuno ci crede e abbandona la sala. Dopotutto, le due ore di live sono passate e il conto delle esecuzioni segna 25. Peccato, perchè quel qualcuno si perde un’ ultima tripletta interamente tratta dai primi due album, “Being There” e “A.M.”, suonata senza soluzione di continuità . “Monday”, Outtasite(Outta Mind)” e “Hoodoo Voodoo”, e stavolta è veramente finita. Almeno fino alla prossima piena.

Setlist
MISUNDERSTOOD
ART OF ALMOST
STANDING O
I AM TRYING TO BREAK YOUR HEART
I MIGHT
SUNKEN TREASURE
BORN ALONE
LAMINATED CAT (Loose Fur cover)
IMPOSSIBLE GERMAN
SHOULDN’T BE ASHAMED
JESUS, ETC
WHOLE LOVE
HANDSHAKE DRUGS
WAR ON WAR
I’M ALWAYS IN LOVE
HEAVY METAL DRUMMER
DAWNED ON ME
HUMMINGBIRD
A SHOT IN THE ARM

-encore

VIA CHICAGO
PASSENGER SIDE
CALIFORNIA STARS
HATE IT HERE
WALKEN
I’M THE MAN WHO LOVES YOU

-encore 2
MONDAY
OUTTASITE (OUTTA MIND)
HOODOO VOODOO