Ebo Taylor
Appia Kwa Bridge

Ebo Taylor è l’ennesimo grande vecchio proveniente dal Continente più stupefacente, pieno di suoni e cultura per troppo tempo snobbati e che ogni tanto riusciamo a conoscere, un pezzo alla volta, un personaggio alla volta. Per Taylor l’anno di grazia è stato il 2010, quando i rapper e produttori  Usher e Ludacris usarono un sample dal suo brano “Heaven” catapultando questo meraviglioso signore di 74 anni (classe 1936 Ebo, come qualcuno che conosciamo bene ma molto più lucido e meno avvizzito) sui palchi di tutto il mondo a mostrare la sua classe di chitarrista e compositore. Seguì l’ottimo “Love & Death” e oggi è il momento di “Appia Kwa Bridge”. Sempre per Strut, sempre un’unione di vecchie composizioni e nuove (qui siamo 2 a 6), punto di incontro di storie e sonorità  del Ghana di provincia così come suggerisce il ponte rievocato nel titolo, ponte del villaggio dal quale Ebo proviene e che nei ricordi della sua infanzia rappresenta il luogo di incontro di tutti i paesani. Negli otto brani che trovano spazio in “Appia Kwa Bridge” troviamo il tradizionale “Yaa Amponsah” risalente agi anni ’20 o un vecchio cavallo di battaglia dello stesso musicista, quel “Serwa Brakatu” che nei ’70 suonava con la Apagya Show Band e che qui ha titolo “Kruman Dey”. Il resto è tutto materiale nuovo composto a Berlino insieme ai musicisti della Afrobeat Academy (testimonianza di quanto il nord Europa in particolare sia stato ammaliato da certe sonorità ) e a vecchie glorie ancora splendenti del Continente Nero. Compreso l’acustico finale dello struggente “Barrima”, brano dedicato alla moglie di Taylor e al loro grande amore stroncato nell’estate 2011. Questo disco è uscito ad aprile ma vale la pena recuperarlo in questo periodo dell’anno in cui le uscite discografiche si diradano un poco e si ha voglia di fare regali.