Ci sono due modi, o forse di più, per poter essere significativi per un periodo: o riuscire a anticiparlo e/o descriverlo ““ esserne in qualche modo o davanti o fuori ““ oppure essere così dentro la corrente da assorbirne totalmente la carica. Semplificando: essere il fotografo o la fotografia di un momento.

Con Chad Valley, all’anagrafe Hugo Manuel, siamo nel secondo caso. Lui non è là  a indicarci le folle di ragazzini fuori da un locale che credevano totalmente irrilevante, nè ci dà  notizia di questa o quella moda mostrandoci le ricorrenze lungo la strada. No, lui è il ragazzo che sceglie quella maglia perchè in questo momento è quella che deve indossare, lui è uno dei ragazzi in fila. In questa adesione è quindi significativo ““ il che non significa duraturo o più talentuoso di altri.

Anche essere capaci di cogliere con tanta precisione e tempismo la densità  dell’aria non è affare da molti: i frutti perfetti e senza ammaccature di un’epoca (una parola gigantesca qua, meglio dire di un periodo, di una congiuntura momentanea) sono sempre pochi, però uno di questi è certamente “Young hunger”.
E la giovinezza e la fame sono attributi fondamentali per un prodotto del genere: il passato che si recupera lo si recupera perchè non conosciuto, perchè lo si deve in qualche modo digerire ““ ma senza ansie da demolizione: la prima volta che ho sentito “Young hunger” ho capito che è tutto preso molto sul serio, che se ridevo un po’ imbarazzata a questa musica che avrei accettato solo nel ballo di fine anno di “Pretty in pink” (un film che ultimamente continua a tornarmi in mente, tra l’altro) allora forse quella che non aveva capito ero io. Tutto molto serio ““ non triste, non nostalgico (se non intendiamo la nostalgia come meccanismo di riassorbimento di qualcosa di perduto o sconosciuto), ma sereno e affrontato senza pregiudizi, in quel modo che si può avere solo da ragazzi e verso un’epoca che non ci ricordiamo ““ o in cui non abbiamo passato i nostri anni più terribili.

Non voglio esagerare l’importanza di Chad Valley (importanza che comunque non credo proprio che abbia) ma mi pare interessante vedere come si possa fare un uso del passato senza ricorrere all’imitazione aderente o all’ironia, anche di quel passato che credevamo insalvabile, anche degli anni ’80 dai brutti colori accesi o altrove degli anni ’90 più imbarazzanti e rassicuranti. Chad Valley ““ ma come lui tanti ragazzi, credo sia una qualità  di una generazione intera, il che spiega anche il successo che un disco come “Young hunger” può incontrare ““ filtra e rielabora tutto quello che vuole o gli capita di ascoltare, senza curarsi della rispettabilità  dei suoi gusti.
Non si tratta di dire che recupera o salva o che sceglie cose che sono tanto brutte da fare il giro ““ no, niente categorie, no etichette, si sceglie quello che si vuole ““ il che è molto liberatorio, devo dire.
Ha dichiarato lui stesso “There’s a hell of a lot of really awful pop music, and I actually really like it, I’ve grown up thinking pop was such a dirty word with bands like Steps, which will never even be ironically cool or good in a retro way”, e ecco qua le Spice Girls che fanno capolino in “My girl” ““ ed è il minimo.

Il disco si apre con “I owe you this”, in coppia con Twin Shadow (e chi altro, sennò?), poi va avanti per altre 11 tracce e una quantità  di collaborazioni che fanno sembrare il disco più un invito a un party privato che altro (Glasser, El Perro del Mar, Anne Lise Frokedal, Active Child, etc).
Siamo tutti invitati al ballo di fine anno del 1986, tirate fuori le maglie con le spalline imbottite, tra un mese sarà  tutto finito, forse.

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Young Hunger
[ Cascine/Loose Lips – 2012]
Similar Artist: Active Child, Beat Connection
Rating:
1. I owe you this
2. Tell all your friends
3. Fall 4 you
4 . My girl
5. Evening surrender
6. Interlude
7. Up and down
8. Young Hunger
9. Fathering Mothering
10. My life is complete
11. Manimals