Probabilmente nove anni sono troppi, la lontananza dal calco dei palchi a volte non concede remore, e non è da tutti rinunciare per così tanto tempo alle luci dello spettacolo e mantenere contemporaneamente una curiosità  viva, che corrisponda anche ad una ispirazione sincera almeno di un percorso di crescita o quantomeno di un plausibile movimento   che intrighi; i nostri   Midlake, per dire, con questo album dal titolone enfatico, hanno provato a riprendere i fili di una carriera interrotta, credendo forse di riconnettersi con il loro passato affidandosi alle esperti mani di uno come John Congleton alla produzione, ma è come se la loro parabola con questo “For the sake of Bethel Woods” fosse definitivamente terminata.

Il corposo folk psichedelico di album come il solido “The Courage of others” lascia il campo qui a una versione sbiadita di un rock melenso, quasi sempre sotto tono, chiaramente illusorio in quanto massimo prodotto esigibile da una band che probabilmente è rimasta infatuata dalla bontà  di queste 11 canzoni , che peraltro potrebbero accompagnare con una certa piacevole sufficienza anche dei buoni momenti delle nostre giornate, ma il cui ascolto non fa altro che contribuire a desiderare qualcosa di migliore.

Certo, a volte l’illusione si concretizza in qualche buona canzone, la ballata west coast   quasi Jackson Browne di “Feast of Carrion” almeno riconduce ad uno stile rasserenato fine anni 70 dove il canto al limite del pastorale di Eric Pulido si amalgama con la morbidezza di una melodia in effetti trascinante nella sua pacatezza, oppure la finale “Of desire”,   epica e grintosa al punto giusto per chiudere un ben altro tipo di album, ma per lo più il resto annoia e delude, con brani troppo confusi e molli, ibridi negli esiti fra un rock mainstream che non si capisce cosa voglia essere, ammiccando a soluzioni appiattite su suoni alla Tame Impala o a dei The National scoloriti, senza mai dare parvenza di voler spingere a fondo, senza mai osare.

E’ come se i Midlake, volendo a loro insaputa, stessero suonando per ex fans di ritorno, mentre tutta la musica che gira intorno ha continuato nel frattempo a fuoriuscire e progredire, contenti di rivedere sulla scena queste facce apparentemente non invecchiate, patinate pure loro, a guardare le foto dalla press agency, che rispondono ad un desiderio legittimo di visibilità , compiaciuti di riconoscere in queste nuove composizioni il motivo di un rinnovato piacere, quando la festa è fuori da questo cerchio, la musica è fuori da questo contesto, fuori da questa bolla dove ci sta tutta la voglia di americana che c’è in questi 5 signori di mezz’età , comodamente seduti su divani in alcantara, mentre tutto fuori si muove un pò più veloce.

Credit Foto: Barbara FG