Non essendo questa la prima recensione che dedico alla musica di Kanye West, saprete già  quanto apprezzi l’artista americano, nonostante molti dei suoi comportamenti mi appaiano artefatti e fastidiosi. Questa sua, discutibile, tendenza a confondere la propria vita privata con l’arte lo ha portato a mosse di dubbio gusto, delle quali la scelta di leakare il nuovo album in concomitanza con la nascita della sua prima figlia è soltanto l’ultima: coincidenza di tempi che pone alcune domande, non ultima se sia il disco a sfruttare la notizia dell’arrivo di North West (già ) per essere lanciato nelle classifiche di vendita o viceversa.

Ma non è questo lo spazio per affrontare questioni di gossip e quindi concentriamoci sulla musica presente nei quaranta minuti di questo “Yeezus”: a differenza del suo diretto predecessore “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” la nuova fatica discografica suona ancora più oscura, meno caleidoscopica e pirotecnica, quasi che il producer e rapper di Atlanta abbia scelto di offrire agli ascoltatori la propria interpretazione di quel sound industriale e cupo che ultimamente caratterizza molto hip-hop americano, specialmente dopo il meritato successo di Tyler, the Creator.

è però subito chiaro, dal primo brano “On Sight”, quanto quel sound non appartenga realmente a Kanye e le tracce sembrano così soltanto una brutta copia dei Death Grips più elettronici; oltretutto la ricercata spigolosità  di molti brani male si sposa con il flow particolare di West, che non è mai stato un fenomeno al microfono ma mai ha mostrati tanti limiti come questa volta.
Non tutto comunque è da buttare: per esempio la base creata dal duo TNGHT per “Blood On The Leaves” è una vera bomba per dancefloor contemporanei, mentre il sample di Marilyn Manson in “Black Sineahd” riporta alla mente il blues di “Jesus Walks” (contenuta nel suo primo album, “The College Dropout”). Altrove West tenta di ricollegarsi alla sua precedente fatica, ma la distorta coda lirica del primo singolo “New Slaves” è soltanto una parodia dei mille colori di “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”.

Non è una bocciatura senza possibilità  di appello questa, perchè mister West è tanto bravo quanto furbo e sa perfettamente come confezionare un album: però, nel tentativo di seguire il mood alienante e avanguardista dell’hip-hop post-OFWGKTA, questa volta i difetti annegano le buone trovate di “Yeezus” ed il risultato è un disco quantomai irrisolto e confuso, ambizioso ma decisamente stancante. Se davvero cercate un disco di rap polemico e ostico, bè, ripescatevi i Dälek (soprattutto il terzo lavoro, “Absence”): lì non c’è moda, ma soltanto espressionismo ed urgenza.