Troppo facile piazzare la frase “un angelo caduto dal cielo” dopo aver ascoltato l’album di Hatchie, guardando la copertina del disco. La fanciulla (appunto con le ali nella cover) non è riuscita a rimanere nel delizioso paradiso shoegaze che si era meritata con il primo LP e ha, ahinoi, peccato un po’ di superbia, finendo, con questa nuova fatica, per perdere quel posto al sole che si era assolutamente meritata.

Superbia dicevamo. Beh, la frase “Sono capace di scrivere più che solo belle canzoni dream-pop e c’è di più che scrivere canzoni sull’essere innamorati o avere il cuore spezzato, c’è un quadro più grande di quello” pronunciata dalla cara Harriette Pilbeam poteva essere foriera di cambiamenti nel suono e così è stato, ma a conti fatti, è stata anche una sparata che non trova assolutamente terreno fertile nei 12 nuovi brani. I singoli (e i collaboratori di pregio scelti per curare il suono) lasciavano sicuramente intendere uno spostamento verso qualcosa di più pop, ballabile e zuccheroso ma, forse, anche fin troppo pretenzioso. Il disco non fa altro che confermare quanto preannunciato: al di là  di ritmi più danzerecci e strizzate d’occhio al pop (lavoro fin troppo curato, ambizioso e carico quello fatto in studio), la fanciulla si è dimenticata la cosa più importante, ovvero le famose “belle canzoni” che, diciamolo tranquillamente giusto per dar ragione a Harriette almeno in questo, non sono più dream-pop, ma purtroppo non sono più nemmeno “belle”. Ora abbiamo un pugno di brani arrangiati in modo furbetto, capaci di far ondeggiare la testolina, ma incapaci di spingerci oltre a un mero sorriso di circostanza. Anche dopo svariati ascolti resta ben poco in mano di questo “Giving The World Away”: sono pochissime le melodie vincenti e mancano i ritornelli veramente coinvolgenti, così come sembra smarrita la personalità  dell’artista, persa in un loop di banalità .

Smarrita la patina indie, assorbiti gusti acid house scolastici e velleità  da classifica che, francamente, appesantiscono inutilmente il tutto invece che renderlo snello, l’album naufraga senza appello. Non ci resta che rimpiangere le belle canzoni dream-pop del primo disco.

Credit Foto: Lissyelle