Si potrebbe iniziare dalla chitarristica nevrosi gioiosa di “D is for dingo” oppure lasciarsi commuovere dai territori folk uggiosi di “The book of guinnes (alt.take)”. Se invece si è curiosi di sapere cosa accade in tot dentro “Alf” degli avellinesi the D quello che vi aspetta sotto il lettore ottico è un cinque tracce di brit pop con frustatine indie non male, un dischetto all’ombra dei Novanta che fa luce e move it abbastanza per poter classificare la vostra giornata tra una delle più frizzanti che la settimana possa regalarvi.

La formazione campana mette in questi brani una strana fisicità  emotiva, una torrenziale energia giovanile che racconta storie dalla sottile venatura malinconica, un mantenere sottotraccia ispirativa barlumi di Jet, Kasabian, certi Strokes radicali per poi sminuzzarli in una personalità  traboccante e contagiosa che schizza eccellenza matura e aitante (lo potrebbe fare tranquillamente) anche per certi ambiti mainstream; chitarre secche, ritmi vitalizzanti e voce viziosa sono la panacea del lotto, brit pop suonato con attitudine rock’n’roll per costruire il più caldo dei nervous-party virtuali che possano essere arrivati ““ qui – all’orecchio della critica.

I the D gente simpatica?, certamente, dalla loro hanno un paio di potentissimi hit radio “Man of clapham”, “Abbott & Costello” e una insofferenza epidermica per la semplicità  spicciola “First man (almost) on mars”, tutto il resto della loro vita sonica è uno sprizzo di distorsori e pedaliere che vi renderanno la vita felice e scattante, un sound vitaminicizzato che, senza controindicazioni di sorta, apriranno le finestre chiuse della vostra anima fino a sera. Vi sfidiamo a sentirli in radio e indovinare che sono italiani, e questo, non è altro che un ottimo complimento credete!
Vitamina the D, e l’esistenza prende una bella mano di colore.

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Alf
[ autoprodotto – 2013]
Genere: Brit-pop, Indie
Rating:
1. First man (almost) on mars
2. D is for dingo
3. Man of clapham
4. Abbott & Costello
5. The book of Guinness (alt.take)