I piacentini Feet Down Below, non sono quelle band che si tuffano a capofitto in chissà  quali percorsi sonori da sviscerare o ““ alla peggio ““ rivoltare come una manica di camicia, loro preferiscono rimanere nel “caldo” di un rock mainstream, il classic thing che vive sempre a galla alla faccia di mode, situazioni e innovazioni.

La febbre ispirante di questo disco omonimo pesca nel pantheon evergreen degli Stones Revolution, Grateful Dead Angel, profumi di sandalo 60/70 All my time, fregole southern, pelli nere Loser e ballate Dylaniane Gone, in poche parole in tutto quello che fa America dei grandi passati sonori stellati, un disco, dieci tracce tra amarcord e certezze stilistiche che- anche se non tolgono o aggiungono nulla al panorama nostrano – ottimizzano un ascolto di sottofondo per una manciata di minuti rappresi tra pensieri e ieri giovanili conservati nelle tasche del cuore.

Non manca nulla degli accessori necessari per questo viaggio a ritroso nel tempo, chitarre acustiche e elettriche, spiriti liberi, spazi infiniti, aria da respirare a pieni polmoni e un Jackson Brown che compare inaspettatamente in Now is the time, il resto è una buona memorabilia che tra le polveri e le patine del tempo luccica sempre!