“Rips” delle Ex Hex è un debut album, ma Mary Timony, la bassista Betsy Wright e la batterista Laura Harris non sono nuove in città . A dire il vero, sono in giro da un po’, ognuna per conto suo, diciamo una ventina d’anni ““ Mary ne ha 44, sorpresa! ““ che è quasi poter dire di aver militato nel power pop anni ’90 abbastanza a lungo da essere tornate di moda. In mezzo ci sono state: le Autoclave, le Helium, le Wild Flag, progetti solisti e definizioni come “prog-pop”, che pare sia un genere esistente e non una contraddizioni in termini.

Ora però hanno un gruppo che funziona e un album che spacca i vetri. Dev’essere arrivata quella consapevolezza che less is more, che basta il riff giusto, ne basta uno solo; che se si vuole, si può fare un album tutto in 4/4 e se qualcuno alza la mano per fare una critica, beh, cantano in “Don’t Waste Your Time”: I don’t wanna let you down, I just wanna dance, dance dance now. Ballare, ballare per la stanza. Quando poi la chitarra di quell’unico riff giusto è la 1977 Gibson Les Paul Special di Mary Timony, dire “retrò” e Runaways e c-c-c-herry bomb è tutta un’altra storia (e tanto più credibile).

Rimane da capire come tre donne nella loro maturità  musicale se ne siano uscite con dieci tracce teen nel più godibile dei sensi. 35 minuti di gioco di ruolo punk-rock un po’ Haim, un po’ Cloud Nothings (senza ansia) per quel tipo di bambine troppo cresciute che finivano per conciare Barbie principessa come una riot grrrl e staccavano le braccia a Ken. In “Rips” si affollano ragazzi non indispensabili ““ I thought you were a man of action, come on baby give me a little reaction, “Don’t Wanna Lose” ““ e ragazze che ci si sono abituate, i pigiama party e i lipstick si mischiano ai bagni dei locali e ai postumi del giorno dopo, e il “tipo nuovo in città ” viene bulleggiato da una mean girl che forse si è presa una cotta per lui.