Ignoro se abbiate mai ascoltato un solo album di questa band di Portland, o se abbiate canticchiato anche solo una canzone, perdendovi nella malinconia folk rock del loro sound, composto, con talento e costanza, da Colin Meloy nel corso della sua carriera. Come del resto ignoro se siate sensibili al fascino di questo genere, alla sua pacatezza, se provate simpatia per hammond, piano, violino, armonica e accordion o se, al contrario, vi irritano canzoni che affondano le loro radici nelle leggende del territorio e nella storia. Certo è che se venite ad ascoltare un album da queste parti, anche un solo tra sette nella discografia dei Decemberists, noterete subito un tratto unico della ( loro ) musica: vi accompagna, vi fa sognare, vi carica di una energia eccitata, inesauribile.

Ecco, in questa recensione vorrei provare a svelarvi proprio il loro “mistero”. Credo abbia a che fare con una storia, una cronaca folk-rock del tempo. Si nasconde nella musicalità  contagiosa, nella finezza di ogni composizione, nel quieto realismo, nella dolce melodia. Una costante oscillazione tra l’affascinante malinconia delle composizioni e l’educato disincanto, mostrato proprio al mondo, ad esempio, in maniera efficace, nel loro ultimo album: “What A Terrible World, What A Beautiful World”.
Provate, allora, ad inseguirlo, secondo una mappa molto personale, percorrendone tematiche e sound, proprio nella loro ultima fatica musicale. Dal compendio che sembra essere la storia del gruppo in musica e parole contenuto nell’opener”The Singer Addresses His Audience” alla ridondanza di “12/17/12” ispirata alla sparatoria di Newtown, dal tradizionale soul-folk di “Till The Water Is All Long Gone” al sensuale tex-mex di “Easy Come, Easy Go”.

Oppure Da “Carolina Low” a “Philomena” e aL singolo “Make You Better”, da “Cavarly Captain” a “A Beginning Song” e alle restanti canzoni. Tutto questo è “What A Terrible World, What A Beautiful World”, tutto ciò sono i Decemberists raccontati da Colin Meloy: un sincero ed innato connubio di vitalità  folk rock, unici, non clonabili, trasparentemente innamorati di canzoni pop e ballate acustiche che scaldano il cuore a chiunque ami il genere.
Appunto, un mistero..ma di bellezza.