I keep fucking [pounds hands together], and my dick is staying hard.[…] It’s hard to get your dick hard again after 30 seconds to fuck that bitch again. But I’m just a nigga that’s been fucking this bitch for the long haul. I’ve been pounding that pussy out. A lot of niggas bust their nut too quick. I remember when I was on Interscope, there were all kinds of niggas that had songs out and I was wishing I was in their position. Now they probably look at me and wish I was in their position. So tables turn. That’s why you have to stay humble and stay consistent.

Freddie Gibbs in una recente intervista ha parlato in questi termini. Il 2015 è stato il grande anno di Kendrick Lamar, Drake, Future ecc. ecc. quindi il lavoro del rapper di Gary (Indiana) pare inevitabilmente finire in secondo/terzo piano. Aggiungiamo che lo scorso anno con i beats di Madlib si era costruito un disco perfetto come Pià±ata.
“Shadow Of a Doubt” non è al livello del precedente, ma ci sono tutti i presupposti affinchè questa recentissima uscita discografica meriti quest’anno uno spazio più grande di quanto ci si aspetterebbe.
Gli ingredienti rimangono i soliti: droga e relativo spaccio, donne, violenza e armi, soldi. Se il genere pare abbandonare sempre di più “l’essere gangsta”, Freddie si ancora ai cavalli di battaglia argomentativi di sempre. Pur evolvendosi in base ai tempi che cambiano, il rap è sempre micidialmente legato al presente e proprio per questo varia, Freddie Gibbs se ne frega e torna a Gary.

“More people dead, more businesses closed, more abandoned houses. It’s just dying slow. My homies ain’t got nothing to do. There are no jobs around there”… The conditions they’re living in is like a third world country“.

In un contesto del genere il gangsta rap riesce a sopravvivere, e la fluidità  melodica di Freddie Gibbs si stringe a cerchio su di noi. Grazie alla tipica inflessione vocale diventa riconoscibile un prodotto che cresce ad ogni ascolto.
Se l’energia “it’s deeper than lyrics” non vuol dire che il disco è debole, anzi servirebbe qualche precisazione ulteriore sul Freddie Gibbs debole sui testi.
Tra gli orologi dorati la riflessione, personale e talvolta “politica”, non è assente. Dalle dipendenze pesanti, parte del rap game, al momento in cui rischiò di morire a Brooklyn durante una sparatoria.
Il racconto è pieno di dettagli, ad esempio “Extradite” tira dentro in maniera credibile Black Thought, per poi ritrovare del jazz e Ferguson. Da un lato “Fuckin’ Up The Count” e “Forever and a Day” – potenziali singoli grazie a beat profondi e carica emotiva, strofe capaci di entrare in testa -, altrove “10 Times” e “Cold Ass Nigga”.
La prima con Gucci Mane ed E-40 in un minimalismo insolitamente sdrucciolevole, la seconda digitale, inizialmente accelerata e poi quieta dove quasi si nota l’ultima arrogante foga di Kanye West.
“Basketball Wives”, se non conoscessimo l’attitudine West Coast così radicata, potrebbe apparire come un turning point nella carriera di Freddie: versatilità  era un termine difficilmente accostabile a Gibbs.
Torniamo nei territori più confortevoli della droga, per riflettere con “Freddie Gordy”. Rap stretto, ma non troppo, e melodia con cui “Freddie Corleone” svela doppi sensi sulle dipendenze. Infine puntiamo 5 euro sul rapper di Toronto Tory Lanez, che appare in “Mexico”, dimostrando una crescita a 360 gradi.

Personalmente non mi sarei mai aspettato un altro LP così ravvicinato a “Pià±ata”, seguite Freddie Gibbs perchè attualmente il rapper di Gary ha raggiunto lo status di “sicurezza”. Immaginatevi il centro dei Clippers DeAndre Jordan con una percentuale di realizzazione del 60% ai liberi (ora al 40% scarso); sarebbe un miglioramento capace di renderlo dominante, come Freddie Gibbs dimostratosi abile a sfuggire all’hacking degli avversari alzando la percentuale.