Eagulls capitolo secondo, ovvero il ritorno di quei ragazzacci di Leeds che un paio di anni fa sono saliti all’onore delle cronache per uno scivolone poco diplomatico online e per un album (“Eagulls”) che rielaborava certi noti suoni post punk con sfacciataggine e impertinenza. Un mix che gli ha portato discreta fortuna e che George Mitchell & co replicano anche in questo disco numero due, con alcune aggiunte interessanti ad arricchire la collezione. Le atmosfere restano comunque quelle cupe e dark già  esplorate in passato, ma se “Eagulls” era pieno di istantanee musicali in bianco e nero “Ullages” vira il tutto in un deciso color seppia.

Vecchia scuola dunque e con orgoglio: a partire da “Heads Or Tails” e “My Life in Rewind”, che potrebbero essere firmate “con Smithsiana euforia vostri Eagulls” proseguendo in ordine sparso con il romanticismo di “Velvet”, “Lemontrees” che riporta alla mente altri limoni (quelli degli Stone Roses) o ancora ricordando una “Blume” molto à  la Cure (“dark roses” che sbocciano comprese nel prezzo). Non potrebbe mai esserci post punk senza un basso degno di nota e quello degli Eagulls suonato da Tom Kelly risponde presente in “Euphoria” e “Skipping”, con le corde tese come una bestemmia che piano piano cedono il passo a freddi lampi di sintetizzatore che rimandano dritti dritti a quei Joy Division a cui gli Eagulls sembravano aver rubato anche i cappotti nel 2014.

“Ullages” è meno urgente, meno immediato dell’illustre predecessore. Più ragionato, pensato, persino maturo verrebbe da dire. Ma resta sempre un monolite post punk dalla testa alla coda, dal suono uniforme e corposo, consigliato agli amanti del genere. Gli Eagulls sono una band in crescita insomma. “Is our future grey as these slabs on our drives?” canta George Mitchell in “Psalms” e viene da pensare che “Ullages” potrebbe essere una perfetta colonna sonora per la desolata Inghilterra pre ““ Brexit.