Non si hanno notizie dei Clinic oramai da tre anni, da quel 2013 in cui vide la luce il secondo capitolo di “Free Reign” (in cui il materiale del primo veniva riletto dall’americano Daniel Lopatin, Oneothrix Point Never): due titoli capaci di muoversi all’interno del classico standard tra indie-rock, sperimentazione, ritmi narcotici e incursioni giamaicane senza nulla innovare (rispetto agli esordi), ma garantendo anche una qualità  sempre elevata. Forse era proprio la sensazione di aver spinto la macchina dei Clinic fin dove potesse arrivare, fino ad esaurirla completamente a pesare sul giudizio, comunque positivo, di quegli album: con questi presupposti l’avventura degli Higher Authorities acquista un valore pure maggiore. Nonostante non venga quasi accennato nel comunicato stampa, gli Higher Authorities sono infatti la nuova incarnazione di Hartley e Ade Blackburn, membri fondatori dei Clinic e ora firmatari di tutte le tracce contenute in questo debutto.

“Neptune” prende la scrittura sempre in bilico tra rock’n’roll e avanguardia di Hartley e Blackburn per poi affidarla alle mani esperte di Adrian Sherwood, storico producer dub e fondatore della label On-U Sound: il risultato dell’incontro tra le tre menti visionarie è una decina di tracce immerse nella psichedelia più trasognata.

Nei quaranta minuti dell’opera si viaggia armoniosamente tra trip-hop e lounge, rock e dub, accompagnati da un persistente aroma di marijuana: misterioso, ma accogliente, “Neptune” degli Higher Authorities s’inserisce autorevolmente tra le migliori sorprese di questo 2016.