Il 2017 non è stato un anno particolarmente elettrizzante dal punto di vista musicale (anche se non possiamo lamentarci!), almeno non quanto quello precedente. è stato però l’anno dei grandi ritorni, o meglio, del ritorno ai primi grandi amori: gruppi come Gorillaz, Incubus, Slowdive ed LCD Soundsystem ci hanno deliziato coi loro nuovi LP.

Uno dei “revival” più graditi è senz’altro quello dei Lali Puna, che tornano a farsi sentire dopo la bellezza di 7 anni di silenzio. “Two windows” è il quinto album di un gruppo non è mai stato infatti particolarmente prolifico, nonostante sia in attività  dal 1998. Ma la cosa più curiosa è che in molti fanno fatica a ricollegare o ricordare questo nome, eppure i Lali Puna sono indiscutibilmente tra i paladini più solidi dell’elettro-pop. Anzi. Sono tra gli inventori dell’ “indietronica” assieme ai cugini Notwist, anch’essi tedeschi, con i quali hanno scritto forse le pagine più importanti di questo genere musicale.

 

Inutile negare che la storia dei Lali Puna sia piuttosto travagliata: “After quite an amount of time and quite a lot of changes, we are happy to finally release our new album“, dichiara la vocalist e leader Valerie Trebelijahr. I Lali Puna per un certo verso sono sempre dipesi dai Notwist, Markus Acher è infatti stato il marito di Valerie nonchè membro stesso della band. Sono così arrivati due bambini e i dischi si sono diradati, così come i live e i tour. Poi però qualcosa si è spezzato, la coppia probabilmente è scoppiata e Markus è costretto a lasciare la band. Tutto questo tumulto trapela nell’album nuovo, dove tutto è avvolto da una coltre di dolce malinconia. Il sound è cupo e molto introspettivo, Valerie accompagna i testi con una voce quasi sussurrata ma piacevole. Il disco si apre con la splendida traccia che dà  il titolo all’LP, per poi proseguire con “Deep Dream”, uno dei punti più alti dell’intero album, che prosegue con sonorità  sofisticate e sopraffine, il tutto circondato da una certa nostalgia che però risulta orecchiabile e di gradevole ascolto. Fino ad arrivare a “The Bucket”, cover dei Kings of Leon, molto poppeggiante e decisamente migliore dell’originale…almeno secondo chi vi scrive.

 

Da sottolineare poi sono i testi, tratto che ha spesso contraddistinto i Lali Puna. Valerie ha sempre concesso poche interviste ed è un personaggio molto schietto anche se introverso, ma si è fatta notare per il grande lavoro di songwriter. Non sono mai stati un gruppo “politico”, ma hanno sempre avuto un atteggiamento critico verso la società  moderna. Con il loro penultimo album del 2010, “Our Inventions”, si abbandonava la critica diretta per dar spazio al porre delle domande e al destare dei dubbi in modo provocatorio. In “Two Windows” tutto questo scompare, segno anche qui del cambio di rotta. O meglio, lo spirito critico rimane ma i testi sono più introspettivi e rivolti per lo più ad un lui ipotetico, dove le domande non sono più per chi ascolta bensì per sè stessa. L’impressione è che il tema predominante sia quello dell’accudimento e di un amore ormai lontano. La solitudine qui la fa da padrona ed è di casa.

 

è chiaro insomma lo slancio compositivo che allo stesso tempo, dal punto di vista sonoro, rappresenta un ritorno alle origini in maniera compassata e riflessiva perchè parte integrante di un genere, come l’elettro-pop, che sa reinventarsi nel presente. L’album è suadente e rarefatto, ma non si tratta di una mera operazione nostalgica e nemmeno di una novità  assoluta, non è un album che sconvolge il genere: si parte dal passato per aprire nuovi varchi e nuove strade, consapevoli di essere giustamente una icona dell’indietronica.