“Positive Songs For Negative People” era arrivato circa tre anni fa: nel frattempo Frank, come sempre, aveva girato il mondo in tour e, lo scorso anno, aveva realizzato anche una raccolta, “Songbook”. Qualche settimana fa, invece, è uscito questo suo settimo LP solista, “Be More Kind”, prodotto dagli ex White Denim Austin Jenkins e Joshua Block, insieme a Charlie Hugall, noto soprattutto per la sua collaborazione con Florence And The Machine.

Se negli ultimi due album il musicista nativo del Bahrain aveva parlato soprattutto di problemi relativi alla fine della sua precedente relazione, ora (che è di nuovo felicemente fidanzato ““ con l’attrice Jessica Guise, per la cronaca) è tornato ad analizzare maggiormente la società  che ci circonda, usando, però, un suono che spesso trova novità  a cui non ci aveva certo abituato in passato.

Sarà  qualcosa di sbagliato? Potrà  aver tradito una parte della sua fanbase con questo “Be More Kind”? La nostra opinione è positiva e crediamo, invece, che i suoi cambiamenti possano essere un ulteriore segno di maturità .

Già  il titolo (che proviene da una poesia del 2013 dell’australiano Clive James) puo’ essere considerato come un messaggio molto importante in questi tempi così difficili per il nostro pianeta: “Be More Kind” ““ la frase, non il titolo del disco – è un messaggio universale che vuole indicare come sia necessario essere più gentili nei confronti degli altri (ascoltate, per esempio, la tranquilla title-track, riflessiva e arricchita dal prezioso suono del violino, per carpire questo messaggio).

Oltre alla bella “There She Is”, che è una vera e propria canzone d’amore dal sound piuttosto ricco ed elegante, una delle più interessanti novità  che hanno spinto Frank fuori dalla sua comfort-zone è sicuramente “Make America Great Again”: chiariamoci subito, qui il messaggio non ha proprio nulla a che fare con quello negativo che sta portando avanti il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il musicista inglese, invece, da grande stimatore dell’America, ricorda ai suoi fan quali questi valori siano (compassione, tolleranza, comprensione), facendo uso in maniera intelligente e garbata dell’elettronica, senza far mancare comunque al brano della dovuta energia.

Ci piacciono molto i synth utilizzati in “Blackout”, che danno una dimensione dancey al pezzo; ottimo anche il coro gospel di “Brave Face”, inaspettato quanto piacevole, che porta Frank verso territori soul, mentre la conclusiva “Get It Right” è acustica, morbida, riflessiva, malinconica e semplice e ci ricorda tutta la sincerità  del musicista inglese.

Mentre lancia messaggi importanti, Frank Turner è riuscito anche a modificare la sua traiettoria sonora, aggiungendo nuovi elementi al suo sound, senza però snaturarlo: un altro passo vincente per lui.