Quando nel duemilaquattro questo ragazzo con la faccia da nerd stralunato esordì con quel mezzo capolavoro di country folk gotico intitolato “Micah P. Hinson & the Gospel of Progress” furono davvero in pochi a scommettere su di lui, tuttavia quei pochi, se davvero si fossero recati in una fantomatica ricevitoria per scommesse indie, si sarebbero portati a casa una cifra mica male.

Vero e proprio erede diretto di quella scuola di irregolari della canzone americana che annovera tra le sue fila pezzi da novanta come Bonnie “Prince” Billy, Bill Callahan, Jason Molina, Vic Chesnutt e tutti quei cantautori irrequieti, capaci di scavare nei meandri più profondi e bui dell’animo umano, Hinson si distingue subito ad inizio anni zero per la sua innata capacità  di scrivere ballate intense ed emozionanti come “Close your eyes” e “Don’t you (part 1&2)”, riuscendo inoltre in seguito a mostrarsi ampiamente a suo agio con le architetture più complesse di “Micah P. Hinson & the Pioneer Saboteur”, così come alle prese con materiale altrui, come nel doppio album di cover “All dressed up and smelling of strangers”.

Messosi alle spalle il grave incidente stradale che nel duemilaundici ne ha messo seriamente a rischio la carriera, il cantautore nativo di Memphis realizza quella che per sua stessa affermazione è una sorta di moderna opera folk, un racconto immaginario che sa di strade polverose e dimenticate da Dio quanto dall’uomo, attraversate da personaggi che sembrano usciti dalle pagine di Faulkner, così come da quelle di Steinbeck.
Registrato completamente in analogico, “Micah P. Hinson Presents the holy strangers” è un lavoro che piacerà  tanto agli amanti del Johnny Cash più classico quanto agli appassionati della più recente corrente alt.country. Questo ottavo lavoro dell’occhialuto folk singer statunitense è un ponte ideale tra periodi storici diversi, capace di far rivivere i momenti più alti della canzone americana. Da sottolineare inoltre l’enorme bellezza dei ben cinque brani strumentali presenti in scaletta, composizioni di chiara estrazione cinematografica che chiedono a gran voce una pellicola a cui fare da contrappunto sonoro.
Micah P. Hinson non inventa nulla, nè ha mai preteso di farlo, fin dagli esordi però ha sempre avuto la capacità  di leggere la realtà  intorno a lui da un punto di vista diverso ed originale rispetto a quello di tantissimi altri suoi colleghi, e proprio per questo, pur rifacendosi ad una tradizione che ormai spesso pare sentire il peso degli anni, riesce a non risultare mai vecchio o stantio, e questo oggi giorno è davvero un pregio non da poco.