Indubbiamente Brighton non offre lo stesso clima che un’isola tropicale può donarci ma per un britannico come Max Kinghorn-Mills può essere un luogo di grande ispirazione, soprattutto se ci giungi da una città  come Londra che, per usare le parole di Cerys Matthews dei Catatonia ” “…non dorme mai, ti succhia la vita fuori di te ed i soldi dalle tasche”…” Personalmente un po’ di invidia la provo immaginandolo seduto su uno scoglio, in una fresca giornata primaverile a “fissare quegli abissi blue cristallino e piacevolmente arrendersi” a quelle lotte interiori che spesso logorano la nostra quotidianità . Registrato in uno studio ricavato in una una casa di campagna, l’album è stato prodotto e mixato in collaborazione con gli amici Pan Andrs ed Atlas Shrugs che, come si può ascoltare in alcuni momenti del disco, hanno utilizzato anche alcuni suoni provenienti dal giardino esterno, come il cinguettio degli uccelli, come parte dell’effetto sonoro finale. Syd Barrett, Gong, Robert Wyatt, Greateful Dead sono solo alcuni degli artisti che influenzano lo stile compositivo di Max che ama poi cercare tra gli articoli di giornale i temi e le storie di cui servirsi come spunto per approfondire e sviscerare gli argomenti trattati nelle sue canzoni: l’amore, l’isolamento, la ricerca della felicità .

Ascoltare questo disco è come fare un tuffo nel passato, suoni famigliari che confortano e ci fanno viaggiare con la fantasia in quegli anni sessanta culla di una controcultura votata all’amore ed alla libertà , sia personale che nella sua più nobile accezione. Max è un maestro nell’accompagnarci in questo viaggio sfruttando al meglio il calore e la delicatezza della sua voce, sempre elegante e raffinata. I suoni non sono da meno, chitarre ben bilanciate, doppie voci e cori curatissimi, un lavoro che si è sviluppato nei parecchi mesi ben spesi nella ” casetta in campagna”. C’è materiale per un nuovo album, ha dichiarato recentemente Max. Intanto facciamoci cullare da queste undici canzoni che non vogliono di certo allargare i confini della sperimentazione musicale ma che ci possono regalare qualche momento di riflessione e, perchè no, di nostalgico romanticismo.