La storia la conoscete già  tutti. Un giovane programmatore con un ovvio background di problemi psichici ha la possibilità  di sviluppare un videogame a bivi per la stessa casa di produzione del suo idolo.

Proprio come se steste giocando a questo videogioco o sfogliando un libro a bivi, sarete proprio voi, col vostro telecomando, a scegliere le mosse del protagonista. Ma fino a un certo punto; perchè così come questi non ha libero arbitrio anche le vostre scelte sono limitate, o meglio forzate. Sarete infatti costretti molto spesso a tornare indietro e compiere la scelta opposta a quella fatta in precedenza. In caso contrario incapperete in un loop infinito di scene che riavvolgono fino allo sfinimento, diventando voi stessi metafora dell’assenza di libero arbitrio.


Un’idea interessante, va detto. Non vale lo stesso per il suo sviluppo, che oltre a essere poco intrigante risulta addirittura fastidioso. Il meccanismo del riavvolgimento stanca infatti molto presto e francamente da Brooker (che ha scritto questo episodio in persona) è lecito aspettarsi molto di più. La sensazione che si ha a fine visione è infatti quella che ‘Brooker and co.‘, entusiasmati dall’ideona del primo movie interattivo (che per quanto semplice sarebbe stata un successo certo), non siano riusciti ad aspettare di svilupparla in maniera più profonda, strutturata e abbiano preferito buttarla lì, “come viene viene“.

E’ comunque una visione piacevole, specie nelle sue sezioni più agitate. Un consiglio spassionato: quando vi viene chiesto scegliete Netflix, o vi perdere te la parte più divertente del film. O forse no, forse non potete perderla.