Dream pop da Bergen, Norvegia. Si erano fatti conoscere nel 2016 i Chain Wallet. Il loro omonimo primo album era stato ben accolto dalla critica, suoni malinconici, forse legati al clima piovoso della città  scandinava o più probabilmente per narrare ed accompagnare i racconti delle dieci canzoni, storie di insuccessi da dimenticare cercando di lasciarseli alle spalle, nascondendoli in un triste passato. Quasi tre anni più tardi ritroviamo i tre ragazzi con il nuovo album, ” No Ritual” che, possiamo dirlo da subito, conferma le buone impressioni dell’esordio.

Gli A-ha furono uno delle band di grande successo negli anni ottanta e i Chain Wallet sembrano averne assorbito in parte la grande propensione nello scrivere pezzi di grande impatto melodico. La malinconia che si sprigionava dalle note del primo album lascia spazio ad una più ricca propensione pop con anthem orecchiabili con il cantante e chitarrista Stian Iversen che mantiene il suo stile alla Ian Curtis ma con una grande novità : Chiara Victoria Cavallari. La voce dei FOAMMM dà  un contributo importante donando ai brani quel tocco etereo e delicato (ne abbiamo un chiaro esempio in “Closer”) che ben si amalgama con il magistrale lavoro al synth di Frode Boris Bakken (ben sostenuto dalla produzione di Matias Tellez, alla regia anche del debut: in quella occasione aveva però preferito suoni più lo-fi) ed all’altro chitarrista del gruppo, Christian Line Annesen. Giri di basso pulsanti (anche questi da attribuire a Iversen), synth in bella evidenza non oscurano il lavoro delle chitarre che spesso ricordano quella caratteristica di Johnny Marr (potrebbero invitare Morrissey al prossimo giro”…).

Un disco curato nei dettagli che ci mostra una formazione in crescita capace di fondere suoni del passato con idee attuali e frizzanti.