Lo scorso 22 marzo ci ha lasciati Scott Walker. Il “30 Century Man”, uno degli ultimi veri e propri giganti della musica moderna, se n’è andato silenziosamente, quasi in punta di piedi. Un addio talmente sommesso da essere stato annunciato ufficialmente al pubblico solo a distanza di tre giorni, con un post sul profilo Facebook della 4AD.

Una morte che, in qualche modo, sembra il riflesso di un’incredibile carriera durata più di mezzo secolo: si avverte appena, eppure pesa come un macigno. Accolto a braccia aperte dagli inglesi negli anni Sessanta, questo statunitense pentito ha attraversato epoche e generi con lo stile di un camaleontico genio. Da idolo delle teenager con i Walker Brothers si trasforma in raffinatissimo interprete pop, prima di perdersi in un labirinto country potenzialmente fatale.

Infine la rinascita sperimentale, prima al fianco dei riformati finti fratelli (“Nite Flights” del 1978), poi in totale autonomia. Da “Climate Of Hunter” (1984) in poi, il sempre più misterioso Walker imboccherà  un sentiero pionieristico che lo porterà  a diventare un guru dell’avant-garde, rispettato da musicisti del calibro di David Bowie, Brian Eno, Jarvis Cocker e Damon Albarn.

Un simile artista merita di essere omaggiato a dovere. Perchè non dedicargli un piccolo ricordo andando a riascoltare dieci tra i suoi migliori brani?

10 – MAKE IT EASY ON YOURSELF

1965, da “Take It Easy with the Walker Brothers” dei Walker Brothers

Il primo successo di Scott Walker è questa splendida rilettura di un classico firmato da Burt Bacharach, il padre nobile dell’easy listening. Il singolo raggiunge la posizione numero uno nella chart britannica.

9 – MY DEATH

1967, da “Scott” di Scott Walker

L’idolo delle ragazzine inizia a maturare. Considerate le circostanze, è alquanto doloroso andare a recuperare un brano con un titolo simile. Questa versione in inglese di “La Mort” di Jacques Brel  è però troppo bella per essere lasciata fuori dalla lista.

8 –  THE OLD MAN’S BACK AGAIN (DEDICATED TO THE NEO-STALINIST REGIME)

1969, da “Scott 4” di Scott Walker

La leggendaria tetralogia del primo Scott Walker solista si conclude con un’opera d’arte intitolata “Scott 4”. Riscopriamola insieme partendo da questo gioiello pop orchestrale, arricchito da un giro di basso da applausi scroscianti.

7 – CLARA

2006, da “The Drift” di Scott Walker

Uno Scott Walker particolarmente cupo ripercorre la liason tra Clara Petacci e Benito Mussolini in un brano tanto oscuro quanto affascinante. Tredici minuti da incubo: l’ideale per torturare un nostalgico del Ventennio.

6 – TRACK THREE

1984, da “Climate Of Hunter” di Scott Walker

Con un titolo del genere, mettere questo brano in terza posizione sarebbe stato troppo scontato. Ancora in bilico tra pop e sperimentazione, ma assolutamente imperdibile. Uno Scott Walker innovatore, ma non ancora avanguardistico.

5 – BULL

2014, da “Soused” di Scott Walker e Sunn O)))

Scott Walker e Sunn O))): un matrimonio che s’aveva da fare. Puro delirio drone metal.

4 – CORPS DE BLAH

2012, da “Bisch Bosch” di Scott Walker

Scott Walker all’apice della sua espressività  crooneristica per dieci minuti pregni di  “spassosa” inquietudine. Tra doom metal e Bernard Herrmann, l’ideale colonna sonora per un altro remake di “Psycho”. E si sentono anche dei peti spaventosi a un certo punto! Che fortuna che i dischi non emettano odori.

3 – NITE FLIGHTS

1978, da “Nite Flights” dei Walker Brothers

Questo brano è un ottimo esempio di new wave primissima maniera. Meraviglioso l’arrangiamento degli archi, che regala grande respiro a una canzone tanto leggera quanto malinconica. Sconsigliata la cover eseguita da David Bowie una quindicina di anni dopo.

2 – THE ELECTRICIAN

1978, da “Nite Flights” dei Walker Brothers

Il futuro avant-garde di Scott Walker è tutto nei primissimi secondi di questa perla. Il contrasto tra la desolazione delle strofe e gli inserti orchestrali dei ritornelli è da pelle d’oca; per non parlare poi della parte strumentale che inizia al minuto 3:11 (la precisazione è d’obbligo).

1 – FARMER IN THE CITY

1995, da “Tilt” di Scott Walker

Sarò tranchant: il capolavoro di Scott Walker. Troppo bello e commovente per essere descritto a parole. La dedica a Pier Paolo Pasolini aggiunge spessore a un brano che sarebbe stato meraviglioso anche se avesse parlato di sole, cuore e amore. Il modo migliore per dire addio e ringraziare un maestro: It was the journey of a life.

Unknown photographer / CC BY-SA 3.0 NL