Un selfie con Paolo Bonolis e Gianni Morandi. Agli occhi dell’opinione pubblica italiana, Marilyn Manson ha ufficialmente cessato di rappresentare un pericoloso corruttore di giovani anime il 5 dicembre 2017, quando all’eterno ragazzo di Monghidoro riuscì di scattare una foto in sua compagnia. I tre erano impegnati nelle registrazioni di Music, una trasmissione di Canale 5 che non ho mai visto ““ e qualcosa mi lascia credere di non essermi perso assolutamente nulla.

La didascalia che accompagnava l’immagine, prontamente postata sui canali social per il diletto di centinaia di migliaia di casalinghe e collezionisti di saluti personalizzati, era la seguente: Marilyn Manson, famoso artista americano, leader del gruppo omonimo. Provocatore, controverso, anticonformista, da molti definito diavolo o anticristo. Io l’ho trovato sereno e tranquillo…

Chissà  cosa avrebbe detto il caro Gianni se avesse conosciuto il Reverendo molto tempo prima, quando era ancora un semisconosciuto che si esibiva in piccoli locali nel sud della Florida. All’epoca, di serenità  e tranquillità  se ne respirava ben poca: donne nude sui crocifissi, bambini rinchiusi in gabbie e pignatte colme di frattaglie erano solo alcune delle “attrazioni” messe a punto da Manson e dalla sua band per far divertire il pubblico.

Spettacoli sopra le righe che, fin da subito, gli valsero le critiche di tanti guastafeste ““ mamme inferocite e fanatici religiosi, perlopiù ““ ma anche qualche complimento da parte di colleghi già  affermati. Uno su tutti, Trent Reznor dei Nine Inch Nails: fu proprio lui a dare la spinta decisiva alla carriera dei Marilyn Manson, collaborando alla produzione di un album di debutto che, non senza difficoltà  e qualche incidente di percorso, vide la luce nell’ormai lontanissimo 19 luglio 1994.

A distanza di un quarto di secolo dalla sua pubblicazione, “Portrait Of An American Family” rappresenta ancora oggi uno dei capisaldi dello shock rock anni Novanta. Per quanto riguarda le sonorità , il lavoro ha ben poco da spartire con i suoi due celebri successori, “Antichrist Superstar” (1996) e “Mechanical Animals” (1998): pochissime le tracce di industrial, nonostante la presenza di Reznor e il largo impiego di elettronica (tastiere, drum machine, campionamenti di dialoghi di film a non finire”…).

A risaltare in maniera particolare è la vena più tradizionalmente hard rock di Marilyn Manson, cresciuto ad Alice Cooper, Kiss e Ozzy Osbourne: l’influenza di questo bel trio di oltraggiosi campioni del cattivo gusto “spettacolarizzato” è evidente, anche se ben celata sotto una spessa coltre di moderna sporcizia alt metal/grunge.

Sono tuttavia i testi a rappresentare il vero piatto forte della portata: le parole di Manson ““ ex giornalista e uomo decisamente assennato, come si evince dalla storica intervista rilasciata al regista Michael Moore per il film “Bowling a Columbine” ““ hanno la forza di una coltellata nel ventre flaccido dell’America bianca, ipocrita, razzista e perbenista della fine dello scorso millennio.

Un’America incredibilmente simile all’attuale incubo sovranista che, ahinoi, sta attualmente divorando il mondo intero. Un luogo piccolo piccolo ma protetto da mura insormontabili, abitato da famigliole plagiate da ore e ore di pessima televisione: un contenitore di immondizia pop che, in uno strabordante e infinito ciclo di para-informazione, alterna con nonchalance gossip e violenza, ricette e pornografia. “Cake And Sodomy”: quello che venticinque anni fa era semplicemente il titolo di una canzone, nel 2019 potrebbe essere una sfida di Ciao Darwin. Bene, ma non benissimo.

Marilyn Manson ““ “Portrait Of An American Family”
Data di pubblicazione: 19  luglio 1994
Tracce:  13
Lunghezza: 60:52
Etichetta:  Nothing, Interscope Records
Produttori: Marilyn Manson, Trent Reznor

Tracklist:
1. Prelude (The Family Trip)
2. Cake And Sodomy
3. Lunchbox
4. Organ Grinder
5. Cyclops
6. Dope Hat
7. Get Your Gunn
8. Wrapped In Plastic
9. Dogma
10. Sweet Tooth
11. Snake Eyes And Sissies
12. My Monkey
13. Misery Machine