Al quinto album arriva per Tycho il momento di prendersi un grosso rischio. Il produttore americano lascia infatti da parte la formula strettamente ambient strumentale che gli aveva fatto riscuotere grandi consensi nei suoi ultimi tre lavori e aggiunge a quasi tutte le canzoni di “Weather” quello che definisce lo strumento musicale più potente di tutti: la voce, precisamente quella di Hannah Cottrell, in arte Saint Sinner.

Continuare sulla strada di “Epoch”, “Awake” e “Dive” avrebbe rischiato di rendere stantii i paesaggi sonori a cui Scott Hansen, vero nome dell’artista, ci aveva abituati. Complice anche il passaggio di etichetta da Ghostly a Ninja Tune, Tycho si pone quindi l’obiettivo di dare nuova linfa al suo lavoro mantenendo intatta la sua identità .

Non è un’impresa semplice, non si tratta solo di aggiungere una voce a delle tracce strumentali, ma di trovare la giusta calibratura tra musica, voce e feeling e il produttore ci riesce molto bene.
Scegliere di avere Saint Sinner su tutte le tracce risulta un successo, il suo modo di cantare senza sforzo si amalgama perfettamente con le atmosfere avvolgenti da spiaggia al tramonto di Tycho e allo stesso tempo non ruba la scena, il focus rimane sempre sull’insieme.

L’impatto, però, non è dei migliori. Nella prima traccia cantata “Pink & Blue” Hansen preme troppo l’acceleratore e si ritrova troppo immerso nel mondo pop perdendo in atmosfera anche per colpa di una cantilena quasi fastidiosa che caratterizza il pezzo.
Da lì in poi il livello si alza e si mantiene costante, tutte le canzoni hanno una loro particolarità .
“Japan” è il tentativo riuscito meglio di avvicinarsi al pop uptempo senza perdere in identità , il ritornello martella e il pezzo funziona grazie anche a dei ritmi intriganti.
“Skate” impressiona per la tranquillità  che emana, l’esempio perfetto di come la voce non rovini il paesaggio sonoro.
“For How Long” tra falsetti e melodia quasi trip hop è la canzone più sensuale mentre “Stress” ha il testo più riuscito, oltre a ritmi molto ballabili.
Ci sono anche tre ottime tracce strumentali poste, forse non a caso, come intro in apertura, interludio nel mezzo e outro finale, quasi per non farci dimenticare come si è arrivati a questo punto.

Un disco così ci voleva per Tycho, il cambiamento è giunto al momento perfetto ed è stato studiato minuziosamente. Bravo.

Self Portrait by Tycho