Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Come scriveva giustamente il collega Fabrizio Siliquini nella sua recensione di “Live At Bush Hall“, spesso, quando le band perdono il loro frontman finiscono per separarsi o quanto meno per spegnersi.

Per fortuna non è successo così per i Black Country, New Road che non solo hanno trovato la forza di continuare, ma anche il coraggio per pubblicare un live album, sia su Youtube che su disco (via Ninja Tune), composto solamente da canzoni inedite.

Le parti vocali, come vedremo stasera qui al DumBO di Bologna, se le sono divisi in maniera equa e, senza essere dei cantanti, sanno comunque districarsi nel ruolo con buona personalità.

Quello che aspetta sia il pubblico che la band originaria del Cambridgeshire è una vera e propria sorpresa: la prima delle loro quattro date italiane, infatti, è un successo enorme con oltre settecento biglietti venduti e una risposta incredibile con gente di tutte le età tra la folla bolognese. Non solo questo, ma i fan emiliani sono estremamente supportivi verso questi giovani inglesi e spesso cantano insieme a loro le canzoni.

Dal lato meteo, invece, nonostante le temperature si siano abbassate di qualche grado negli ultimi giorni, il caldo sotto la lunga tettoia del DumBO è davvero difficile da gestire, soprattutto davanti, dove le numerose presenze e le luci aumentano ulteriormente il livello dell’afa.

Il concerto si apre, pochi attimi dopo le dieci, con “Up Song”, la opening-track del live-album da poco pubblicato: splendidi i continui assoli di sax di Lewis Evans, mentre piano e batteria aggiungono brillantezza e un’incredibile quanto inaspettata vivacità al brano, ricordando nel coro il divertente twee-pop dei Los Campesinos! (cori irresistibili inclusi). La risposta dei fan è assolutamente incredibile con balli, handclapping e singalong: siamo in estasi ed è solo il primo pezzo della serata.

Poco dopo è la volta dell’inedita “24/7 365 British Summer Time”, cantata proprio da Evans: basata su piano, violino e su un drumming deciso, la canzone ha un non so che di nostalgico e riesce a creare bellissimi panorami sonori dalla grande delicatezza.

Nella successiva “I Won’t Always Love You” è la bassista Tyler Hyde a occuparsi dei main vocals: se inizialmente la strumentazione è piuttosto minimale (splendidi i delicati arpeggi della chitarra di Luke Mark) e malinconica, poi l’entrata di batteria, violino e sax aggiunge una gradita botta di adrenalina al brano.

E’ ancora Tyler a cantare in “Laughing Song”, in cui la combo sax – violino riesce a creare atmosfere post-rock incredibili supportate da un drumming che continua a cambiare di intensità, mentre la voce della Hyde è incredibilmente dolce e passionale.

I ragazzi inglesi, mentre accordano gli strumenti, si prendono cinque minuti di pausa, affaticati dall’incredibile calore: poco dopo inizia l’altro inedito proposto stasera “Nancy Tries To Take The Night”, un’altra squisitezza in cuila voce di Tyler è inizialmente supportata solo da gentili arpeggi, a cui poi si vanno ad aggiungere sax, batteria, piano e violino, regalando momenti estremamente delicati e riflessivi.

“Dancers” poi è un altro trionfo: se inizialmente risulta incredibilmente dolce, poi cresce e diventa inaspettatamente esplosiva e intensa con chitarra, violino e sax che esaltano il pubblico bolognese, che risponde ancora una volta cantando insieme al gruppo del Cambridgeshire.

Riminiamo incantati dai Black Country, New Road: non è solo una band ricca di tecnica e qualità, ma riesce a disegnare paesaggi sonori irripetibili e, allo stesso tempo, a coinvolgere in modo incredibile i propri fan. La buona prestazione che avevamo visto lo scorso anno a La Route Du Rock a Saint Malo è stata ripetuta, se non migliorata qui: la loro dimensione live è assolutamente speciale e ci ha regalato emozioni ed energia allo stesso tempo.