Stando al ricordo del cantante e chitarrista Paul Westerberg, i Replacements degli esordi non erano dei campioni di coraggio. Iniziarono la loro carriera sotto l’insegna dell’hardcore punk più che altro perchè avevano bisogno di nascondersi dietro quello che lui stesso definì “un muro di suono”. Non un rifugio dal caos quindi, bensì un rifugio nel caos; uno stratagemma utile per far passare in secondo piano la scarsissima dimestichezza che ognuno di loro aveva con il proprio strumento musicale.

Con il passare degli anni e il maturare delle esperienze, qualcosa cambiò profondamente. Le insicurezze vennero sciacquate via da litri e litri di alcol; i quattro ragazzi di Minneapolis, complici i piccoli tour in supporto a Hà¼sker D༠e R.E.M., trovarono la serenità  necessaria per crescere e seguire nuove direzioni artistiche. E, già  che c’erano, ne approfittarono per sedersi sul tetto spiovente di una villetta di periferia e farsi una bella chiacchierata, senza preoccuparsi troppo del rischio di scivolare di sotto.

è un mix di sensazioni sospese tra pericolo, incoscienza, familiarità  e naturalezza quello che trasmette la fotografia di gruppo stampata sulla copertina di “Let It Be”. L’immagine riesce effettivamente a catturare in pieno lo spirito di un album che è al tempo stesso semplice e geniale; schietto e rivoluzionario. I Replacements non rompono definitivamente il cordone ombelicale che li tiene legati al punk ma, proseguendo il discorso aperto con “Hootenanny”, si lanciano alla ricerca di uno stile che sia davvero personale, in grado di raccogliere le influenze e le caratteristiche di quattro personaggi assai diversi tra loro.

Il risultato è impressionante: nelle undici tracce di questo lavoro non vi sono solamente i germogli della miglior tradizione alternative rock/power pop statunitense, ma anche esempi di scrittura e sensibilità  melodica di rarissima bellezza. E non è cosa di poco conto, se si considera la nomea di inaffidabili ubriaconi di cui hanno sempre goduto i nostri. Westerberg, con la sua voce roca e sgraziata, è un talento costantemente in preda ai fumi dell’alcol: la passione per birra e whiskey, condivisa con i fratelli Bob e Tommy Stinson e il batterista Chris Mars, non gli impedisce di mettere la firma su alcune tra le migliori canzoni rock di tutti gli anni ’80.

Tra queste vi sono “I Will Dare”, un vivacissimo gioco country/rockabilly arricchito da mandolino e assolo gentilmente eseguito da Peter Buck dei R.E.M; “Androgynous”, una scheletrica piano ballad dedicata all’amore transgender; “Sixteen Blues”, un lentone intriso di malinconia a metà  strada tra Bruce Springsteen e Velvet Underground. In brani come “Favorite Thing”, “We’re Comin’ Out” e “Tommy Gets His Tonsils Out” la vecchia lezione hardcore viene ripetuta in maniera assai poco ortodossa, con grandi spazi riservati alla melodia e persino una stranissima parentesi semi-jazzata (su “We’re Comin’ Out).

In “Gary’s Got A Boner” e nella cover di “Black Diamond” dei Kiss, invece, i Replacements tentano addirittura la via dell’hard rock classico: sgangherato, stonato e marcio fino al midollo, ma pur sempre hard rock classico. Il pezzo forse più rappresentativo di tutto “Let It Be” è però lontanissimo da ogni forma di chiasso o fragore elettrico: sto parlando naturalmente della super commovente “Unsatisfied”; una ballata dalle tinte folk praticamente perfetta, amara e irrequieta come le frustrazioni adolescenziali alla base del suo testo.

Un colpo al cuore per i puristi del punk? All’epoca probabilmente sì. Ai Replacements (o Mats, come venivano affettuosamente chiamati dai fan) non fregò assolutamente nulla: l’album ebbe successo, rappresentò un utile trampolino di lancio nel mondo delle major e, ultimo ma non meno importante, lasciò un segno indelebile nell’evoluzione dell’alt rock a stelle e strisce.

The Replacements ““ “Let It Be”
Data di pubblicazione: 2 ottobre 1984
Tracce:  11
Lunghezza: 33:31
Etichetta:  Twin/Tone Records
Produttori: Steve Fjelstad, Peter Jesperson, Paul Westerberg

Tracklist:
1. I Will Dare
2.  Favorite Things
3. We’re Comin’ Out
4.  Tommy Gets His Tonsils Out
5.  Androgynous
6.  Black Diamond
7. Unsatisfied
8.  Seen Your Video
9.  Gary’s Got A Boner
10. Sixteen Blue
11.  Answering Machine