Tornano oggi i Nomera con un brano che sa di fresco, vista anche la giovanissima età  dei ragazzi: la band toscana si ripresenta al mercato – dopo pubblicazioni passate, che ancora non lasciavano intendere la via maestra scelta – con un singolo che sa d’estate, di quelle torride e afose del Missouri, passata a tagliare le pianure steppose a bordo di vecchie cabriolet o nel sudore quasi allucinato di un treno lisergico; vi sembra un prefazione troppo freak, questa, per un brano che vede la luce nel 2020?

Non la è affatto: dentro il treno disegnato a colpi di riff dai Nomera, sgomitano per trovare un posto a sedere divinità  diverse, dalla letteratura alla musica passando per il cinema. Se infatti la scrittura del brano sembra echeggiare ambientazioni liriche e sospese a cavallo fra Kerouac e Ginsberg, impegnati a raccontarsi lo svanire degli ultimi effetti del peyote tra un ritornello e l’altro, il linguaggio scelto è quello del rock, nudo e crudo come si faceva un tempo: ritmiche solide che lasciano l’ascolto sferragliare via sulla rotta di binari ben oliati da una lunga militanza live (vecchia scuola, questi giovani!) che trova espressione nella vocalità  decisa di una melodia orecchiabile, ben digeribile ma non per questo digerita; il testo disegna i contorni di un viaggio da vagabondi del Dharma, imprigionati tra visioni erotiche e sudori freddi.

Non manca qualche ingenuità  che l’esperienza saprà  colmare, ma che oggi si dimostra essere ancor di più dimostrazione della spontaneità  di una partenza convincente, fuori dagli schemi, rock’n’roll. Un nuovo punto di partenza dopo la pubblicazione del primo disco in italiano (“Fino a perdere la voce”, 2019), segno di una crescita che confidiamo possa portare i Nomera dove sperano.