I prossimi dodici mesi porteranno in dote la ristampa integrale degli album di Polly Jean Harvey, ciascuno accompagnato da un secondo disco in cui verranno proposti i demo di ogni brano. Si comincia con l’esordio “Dry” disponibile dal 24 luglio e a giudicare dalla versione di “Sheela-Na-Gig” già  ascoltabile ci sarà  da divertirsi. Ottimo motivo per provare a ricostruire in dieci tappe la carriera musicale di un’artista sempre innovativa e fortunatamente incapace di accontentarsi.

10 – WALTZ

2019, da “All About Eve Soundtrack”

I titoli di testa li affidiamo a “Waltz” dalla colonna sonora dell’opera teatrale “All About Eve” curata proprio da PJ Harvey e uscita un anno fa. Palcoscenici diversi, stessa capacità  di trasmettere emozioni.

9 ““ THE WHEEL

2016, da “The Hope Six Demolition Project”

Un album realizzato praticamente in presa diretta, nato davanti agli occhi degli spettatori come parte di una performance chiamata “Recording in Progress”. Un processo puntiglioso, metodico raccontato nel documentario “A Dog Called Money” che ha generato anche un libro di poesie. Incredibile pensare che tutto ha avuto origine da un viaggio intorno al mondo fatto insieme al fotografo Seamus Murphy.

8 ““ THE GLORIOUS LAND

2011, da “Let England Shake”

La guerra e i suoi mille significati popolavano note e parole di “Let England Shake”. Conflitti di ieri e di oggi, un denso fil rouge di armi e sangue che non sporcava nè inibiva la lucidità  dei testi di una PJ capace come sempre di raccontare storie.

7 ““ WHEN UNDER ETHER

2007, da “White Chalk”

Fino a poco tempo fa uno degli album meno apprezzati della Harvey, non certo rock ma viscerale e sibillino, giustamente scoperto o riscoperto da molti quando questo brano è atterrato come un alieno nella colonna sonora di “Peaky Blinders”

6 – SHAME

2004, da “Uh Huh Her”

Difficile scegliere qualcosa da “Uh Huh Her”, l’album in cui l’anima rock e quella poetica di PJ Harvey sono in equilibrio quasi perfetto. La spunta “Shame” solo per il ritornello: “Shame, shame, shame shame is the shadow of love

5 ““ THIS MESS WE’RE IN

2000, da “Stories from the City, Stories from the Sea”

Nuovo millennio, nuova PJ. Elettrica, vivace, capace di sorprendere con questa ballata umorale e decisamente ipnotica cantata insieme a Thom Yorke. “City sunset over me“.

4 ““ THE SKY LIT UP

1998, da “Is This Desire?”

L’album in cui il rock si fonde con l’elettronica in un matrimonio a volte inscindibile. Impressioni, sensazioni, sentimenti, quiete, nomi di donna e un minuto e cinquantatrè secondi di rabbia distorta

3 ““ DOWN BY THE WATER

1995, da “To Bring You My Love”

Un vestito rosso, una storia inquietante e ben raccontata, un finale da brividi. Grandi classici da un album che non ha bisogno di presentazioni. “Little fish, big fish, swimming in the water. Come back here, man, gimme my daughter

2 – LEGS

1993, da “Rid Of Me”

Steve Albini registra e PJ Harvey si lascia andare in questo disco, secondo di nome e di fatto. “Legs” non è sicuramente il brano che molti ricordano ma la voce fa meraviglie in questi tre minuti e quaranta vissuti come non mai

1 – VICTORY

1992, da “Dry”

Siamo agli esordi, tra i produttori c’è anche Rob Ellis. Linea di basso incalzante, chitarra che taglia e vibra, un crescendo finale che non si dimentica.

BONUS TRACK ““ CIVIL WAR CORRESPONDENT

1996, da “Dance Hall at Louse Point”

Tra le prossime ristampe ci saranno anche i due dischi a firma PJ Harvey ““ John Parish, “Dance Hall at Louse Point” del 1996 e “A Woman a Man Walked By” del 2009. Li ricordiamo prima che cali il sipario, in attesa di scoprire ciò che sarà .

Credit foto: Maria Mochnacz