Sempre gradito il ritorno delle Death Valley Girls che, a distanza di due anni esatti dal loro lavoro precedente, “Darkness Rains”, questo weekend hanno pubblicato il loro quarto LP.

La band losangelina ci fa subito sapere ““ attraverso la press-release – che il nuovo disco è stato influenzato dai dischi di funk etiope ascoltati durante il precedente tour, allontanandosi quindi dal garage-rock dalle tinte psichedeliche e cupe proveniente dagli anni ’60 e “’70 che l’aveva contraddistinta in passato.

Definito come “Space gospel record”, “Under The Spell Of Joy”, si apre in maniera oscura e sospetta tra leggeri suoni di percussioni e un sax impazzito, influenze jazz e vocals urlati in un continuo crescendo che ci trasporta verso un mondo allucinato.

Davvero godibile la title-track “Under The Spell Of Joy” con quel suo folle, ma irresistibile coro di bambini, quel drumming deciso (cortesia di Ricky Styxx, già  conosciuta con le Darts) e un sax che prende la direzione preferita, dando l’impressione di poterla e volerla cambiare in ogni attimo dei quasi quattro minuti della canzone.

In seguito con “The Universe” il gruppo californiano è ancora alla ricerca di allucinazioni, ma dietro alla foschia si celano ottime melodie disegnate anche con il suono di organo e sax.

Incredibilmente catchy “Little Things”, gentile e più luminosa rispetto a ciò che le Death Valley Girls ci avevano abituato in passato, ci fa innamorare con le sue ottime chitarre jangly e una sensazione melodica che ““ sin dal primo ascolto ““ diventa difficile da dimenticare, grazie anche all’ottimo e divertente coro di bambini; “10 Day Miracle Challenge” poi ha un’attitudine punk e regala una notevole dose di adrenalina.

Un album piacevole, magari un po’ nostalgico, che porta le Death Valley Girls a esplorare territori nuovi rispetto ai precedenti lavori: un passo in avanti importante e di valore per la band di Los Angeles, che sembra aver trovato una strada interessante.

Photo Credit: David Fearn