Per Adrianne Lenker il 2019 era stato un anno molto intenso, con i suoi  Big Thief  aveva pubblicato due ottimi album nel giro di pochi mesi e poi era stata travolta dalla marea naturale di impegni ed esibizioni che questo comporta.

L’interruzione del tour europeo dei Big Thief nel mese di marzo, a causa del problema Covid, ha portato la cantautrice a tornare negli Stati Uniti e raggiungere la sorella andando a vivere in un capanno in mezzo ai boschi.

Questo isolamento ha un po’ ricreato la situazione di quando, bambina sola nella sua camera, scriveva le sue prime canzoni, la prima la completò a dieci anni, e l’ha spinta, grazie alla sua inesauribile verve creativa, a realizzare questi due album “songs” e ” instrumentals”.

Così, come arrivò a sorpresa il bellissimo  “Two Hands ” a breve distanza da “U.F.O.F.“, anch’esso notevole, oggi arriva questo suo sorprendente album solista, che è l’ennesima chiara dimostrazione dell’immenso talento di Adrianne.

La sua recente rottura sentimentale ha veicolato l’insieme degli elementi che compongono questo album, nel quale anche il rapporto con la natura ha il suo peso, una natura che nel regalarci la sensazione di quiete e pace, ci  pone di fronte anche alla sua forza e alla sua crudeltà , ci dona la consapevolezza di far parte di un meccanismo complesso nel quale siamo elementi fragili, siamo come le formiche che infestavano il capanno di Adrianne, spazzate e allontanate dal suo ingresso.

L’idea non era quella di registrare l’album in quella situazione di isolamento, si è trattato di un processo creativo naturale avvenuto all’interno di quel capanno, come fosse l’interno di una chitarra acustica.

Create le prime cose Adrianne ha chiamato l’ingegnere del suono Philip Weinrobe, insieme hanno messo in piedi uno studio di registrazione improvvisato con vecchia attrezzatura, effettuando delle registrazioni a nastro durante la giornata e terminando le varie sessioni con improvvisazioni strumentali improvvisate che saranno poi il contenuto di “instrumentals”.

Il risultato finale che ascoltiamo in “songs ” è meraviglioso, e la meraviglia nasce sia dal punto di vista sonoro, per la limpidezza del risultato che non lascia spazio al lo-fi ma lascia comunque la sensazione della registrazione in presa diretta, per il senso di pienezza del colore che la chitarra e l’emozionante voce di Adrianne ci dona, per i testi nei quali la cantautrice si fa più intima rispetto a quanto scritto per i Big Thief.

Ascoltandolo mi sono venuti in mente alcuni artisti che amo molto, con un richiamo che non si fonda per forza sulle affinità  artistiche ma piuttosto su una capacità  naturale di realizzare brani che sono capaci di stimolare, incuriosire e stupire.

Il primo è il Leonard Cohen degli inizi, per il quale l’ascolto non si interrompeva mai, ma anzi si autoalimentava attraverso lo studio dei testi che cosi naturalmente si fondevano con il suono della chitarra, la seconda è Fiona Apple che come Adrianne ha realizzato quest’anno un album molto importante, dove la musica sembra fondersi con la sua stessa realizzazione trasportandoci con l’immaginazione nel luogo della sua creazione.

“songs ” è pieno di piccole perle come “zombie girl ” nella quale c’è la tenerezza di domandarsi dove può essere racchiuso il problema e lo si cerca, sbagliando,  in se stessi “and i knew that you’d been understanding/ everything that i’d said too/ about emptiness/tell me about your nature/maybe i’ve been getting you wrong/ i cover you with questions, explanations, music  “, o “ingydar ” dove troviamo la consapevolezza del cambiamento, che inevitabilmente è trasformazione e che spesso distrugge tutto mangiandosi il tempo “….everything eats and is eaten time is fed”.

Se nella tenera “anything ” Adrianne, nel suo catturare momenti con rime fantastiche poi si apre liricalmente e si concede una dichiarazione amorevole “…I don’t wanna talk about anything I don’t wanna talk about anything I wanna kiss kiss your eyes again..I don’t wanna talk about anyone I wanna sleep in your car while you’re driving lay in your lap when I’m crying “, nella meravigliosa “dragon eyes” ci dona una magnifica  interpretazione e ci fa capire come questo amore può anche non bastare, perchè la voglia di stare insieme può porci di fronte alla difficile scelta della rinuncia a se stessi, così anche quando Adrianne canta “…stars bloom on a warm summer night they have a clear view without the bedroom light i just want a place with you i just want a place“, non sembra crederci fino in fondo.

“songs” & “instrumentals” sono un viaggio intimo e delicato nell’universo di una grande artista, reso con maestria e naturale talento, dove chitarra e voce riempiono i brani creando un’atmosfera magica: il primo, sopratutto, è un album imperdibile di questo giovane fenomeno, tra le autrici più talentuose in circolazione.

Photo Credit : Genesis Baez