“Se le cose vanno a modo mio/Resterò in questa stanza/Dove stanotte voglio sdraiarmi/Baciare qualcuno di nuovo/Con un volto familiare/che non posso sostituire” canta con voce appagante in una delle strofe in apertura della title track la canadese Helena Deland, che con questo “Someone New” tratta dell’amore, della bellezza, anche quella intesa come conquista impossibile, il tutto avvolto da una ovattata intimità  tra note pop-folk intrise di synth.

Questo atteso album del debutto della cantautrice di Montreal segue la pubblicazione di ben 5 ep pubblicati tra il 2016 e il 2018, “Altogether Unaccompanied Volumes I, II, III, & IV”, che hanno di fatto spianato la strada ad una delle più innovative artiste contemporanee che vede le sue influenze spaziare tanto al mondo indie di Jessica Pratt quanto alle mutazioni folk e jazz classiche di Joni Mitchell.

Non è un album allegro “Someone New” dove nelle tredici tracce è plasticamente avvertibile un mood cupo (“Fruit Pit”), accorto (“Clown Neutral”, “Fill the rooms”) e talvolta oscuro come negli archi della strumentale “The Walk Home”, ma allo stesso tempo le dolci corde vocali della canadese tra loop e cambi di tonalità  riescono a stemperare l’inquietudine generale del disco regalandoci perle indie come “Mid-Practice”, probabilmente la migliore del full-length che si adagia tra ricercate percussioni unite da una tenue ed accurata sei corde.

Ed in effetti è proprio in questo che si denota la grandezza di questo disco, nella precisa e corretta strada intrapresa nell’affinare il più possibile gli arrangiamenti in territori maliosi attorniati da trame di chiaro stampo nineties, che rendono l’ascolto a tratti davvero leggero, come nella cantilena “poppeggiante” di “Comfort, Edge”, complice anche la vellutata voce di Helena, soffocata invece dal lo-fi di “Dog” e dall’inquietante linea di basso e drum machine di “Pale”.

Efficaci tinteggiature pop si trovano anche nella bellissima e malinconica “Smoking at the Gas Station” e nel riuscitissimo singolo “Lylz” che nel finale riporta alla memoria flashback di Lana Del Rey.

L’assoluta destrezza della Deland di mescolare le carte tra sognante pop-folk e sperimentazioni, fanno si che questo esordio diventi uno dei più interessanti dell’anno.

Photo Credit: Eli Sheiner Oda