In sordina, per non dire in punta di piedi, esce l’album d’esordio (come solista) per Richard Frenneaux che ricordiamo sempre con piacere per essere stato, ormai molti anni fa, frontman dei favolosi Red Light Company. Dopo lo scioglimento di quella gloriosa formazione Richard si è trasferito in Australia e ha mantenuto un profilo decisamente basso. Sono usciti alcuni singoli nel 2020, ma francamente non sapevo che l’album fosse così imminente, ecco perchè oggi l’annuncio mi ha sorpreso e sto macinando ascolti uno dopo l’altro.

Richard Frenneaux ha fatto un gran bel disco, diciamolo subito. La sua voce è ancora calda, avvolgente e importante come ai tempi belli della sua band, la sua capacità  di scrivere canzoni dall’immediato impatto melodico (che abbracciano sia frangenti epici tanto quanto trame più oscure) è rimasta intatta nel corso degli anni e questo è un dato di fatto incontrovertibile.

Chi lo apprezzava nei RLC siamo sicuri che ritroverà  la penna felice di quei momenti: certe costruzioni, certi ganci melodici e come la voce si sposa al sound non possono che ricondurci alla sua precedente band. Certo l’arrangiamento è cambiato: la chitarra non è certo lo strumento principale (ma non è scomparsa, sia chiaro!) e l’elettronica assume una parte decisamente importante (senza dimenticare che le tastiere erano presenti anche nei RLC!). Tutto sembra essere funzionale a un progetto solista, scritto, composto e suonato da solo e Richard si muove bene in questa veste solitaria.

Le sue canzoni sono snelle, molto melodiche e accattivanti. Profumi synth-pop e wave anni ’80 (“Nothing Personal, così notturna e quasi “duraniana“) entrano in circolo con i ritornelli a presa rapida di “Some Nights” (quanto sa scrivere bene simili canzoni Richard, trascinanti e da cantare a voce alta!) o con le ritmiche incalzanti in odore di post-punk di “Someone’s Got To Be Stronger”. Quando si arriva alla fine, con la deliziosa “Who Am I To Move The Weather”, penso che i più attenti e nostalgici sentiranno echi della linea melodica addirittura di “The Architect” dei Red Light Comnpany. Pezzo da ’90 la cupissima e rumorosa “Divining”.

Speriamo che il disco non resti “abbandonato” al periodo poco felice per le uscite discografiche, meriterebbe davvero una promozione adeguata (magari con qualche live) e, speriamo, anche una pubblicazione in formato fisico e non solo digitale.

My debut solo album now available on all platforms, I hope everyone is keeping safe and well x

Pubblicato da Richard Frenneaux su  Giovedì 12 novembre 2020