Le atmosfere crepuscolari di “Zombies” sono il frutto dei tempi torbidi e vorticosi che stiamo vivendo: sempre più barricati nei nostri spazi domestici, nelle nostre esistenze virtuali, aggrappati ad un futuro che sembra non voler proprio arrivare, mentre tutt’intorno è un susseguirsi di opinioni, di pareri, di decreti, di leggi, di informazioni, tra le quali è impossibile, ormai, districarsi e riuscire a distinguere la verità  dalle menzogne, le indicazioni corrette da quelle che, invece, sono solamente il frutto dell’irrazionalità  e della paura.

Veniamo paralizzati da un miscuglio di sofferenza e di sconforto, che i Seasurfer trasformano in flusso sonoro oscuro, malinconico e dolente, nel quale, però, si aprono, all’improvviso, spiragli di luminosa normalità  e speranza: ecco, dunque, che le atmosfere gelide di matrice darkwave e shoegaze cedono il passo ad un caloroso pop elettronico, alla voce suadente di Apolonia, ad un intreccio di melodie new wave e di ricordi provenienti dal nostro passato, che donano all’album anche una dimensione molto intima e personale.

Il disco è una trasporizione musicale della cruda realtà , ma vuol essere anche il punto di partenza per una riflessione depurata dagli istinti più rabbiosi, dalle fake news, da tutti quegli atteggiamenti superficiali ed effimeri che ci ha imposto la società  di cui siamo parte, convincendoci del fatto che questa sia la via più giusta per sentirsi accettati, per essere amati, per riuscire a soddisfare i propri bisogni. La recente pandemia ci ha permesso, invece, di comprendere quanto tutto ciò sia perfettamente inutile; certo, abbiamo pagato questa cruda verità  a caro prezzo, con enormi perdite e rinunce, ma se vogliamo che i nostri sacrifici non siano stati inutili, se vogliamo che le tante vittime non siano solamente dei numeri senza anima, questo è il momento per cambiare completamente e per sempre il nostro atteggiamento politico, sociale ed economico.

Questa è la svolta: possiamo riprendere il controllo delle nostre vite, in un rapporto più sano e meno conflittuale tra esseri umani e nei confronti della natura, oppure dovremo abituarci ad un’esistenza asettica e virtuale, nella quale ogni emozione ed ogni sentimento vengano subordinati alla paura, trasformandoci in involucri di carne senza più passione, dei veri e propri zombi con gli occhi fissi sugli schermi luminosi dei loro computer o dei loro cellulari.