Lou Mornero, cantautore milanese, che aveva esordito qualche anno fa con l’Ep omonimo, torna con questo primo vero album “Grilli”, in cui lo troviamo in una evidente e (musicalmente) ambiziosa trasformazione.

In questo passaggio di stile ha molto peso la sua collaborazione con il produttore dell’album Andrea Mottadelli, musicista che ha partecipato attivamente, curando l’arrangiamento dei brani e contribuendo, insieme a Lou Mornero stesso, ad arricchire i pezzi di suggestioni sonore e raffinatezze elettroniche che impreziosiscono tutto l’album.

Il risultato finale è un insieme di brani che hanno una base cantautorale, ma che allo stesso tempo sembrano muoversi in una dimensione onirica, che potrebbe portarli verso una specie di espressione di un dream pop tutto italiano.

In effetti già  il brano di apertura “Grilli”, con il suo andamento orientaleggiante e ipnotico, suona come una ninna nanna e allo stesso tempo, nella sua ripetizione continua di “Grilli che parlano e non tacciano mai“, sembra emulare l’onomatopea del verso del grillo.

Al secondo pezzo siamo però già  spiazzati, il sogno diventa un pezzo folk per poi trasformarsi ancora in un finale ricco di forza, uno dei pezzi più interessanti, come in fondo anche il successivo “Due”, chitarra ed elettronica ben combinati e legati, come i protagonisti dei versi.

“Happy Birthday Songwriter” è il brano scelto, giustamente, come singolo e vede la partecipazione del cantautore  Paolo Saporiti, con all’attivo diversi album anche in collaborazione con  Xabier Iriondo, chitarrista e polistrumentista degli Afterhours e Giorgio Prette, ex batterista sempre degli Afterhours.

Lou Mornero continua a muoversi in territori inusuali per l’indie pop italiano del momento e lo fa con grande eleganza, “Caro mio” inizia con una chitarra acustica e una voce  che si culla su un tessuto elettronico capace di evocare ricordi, “Piccolo tormento” ha un incedere più deciso, un ritmo più intenso e parecchio carattere.

“Ouverture” chiude l’album e sembra a tratti richiamare lo stile progressive rock de Le Orme (tutto sommato mai abbastanza ricordate)   e conclude un piacevole, anche se breve, album.

Lou Mornero riesce a esprimersi in modo diverso rispetto al panorama attuale, richiamando sonorità  passate e rielaborandole in un lavoro che sembra fuori dal tempo. Con questo disco pone delle basi, a mio avviso, solide, sulle quali potrà  lavorare, insieme al suo collega Andrea Mottadelli, per dare al suo stile una connotazione precisa e intraprendere un suo personalissimo percorso.

Credit Foto: Luca Tombolini