A volte mi viene proprio da pensare a cosa si saranno detti in quello studio di Abbey Road due caratterini tosti come Luke Haines e Steve Albini. Il primo pieno di rancore, cinismo, talento e quella innata capacità  di analizzare “il torbido”, per giunta reduce dall’infortunio alle gambe che lo aveva piazzato sulla sedia a rotelle (e aumentato la sua incazzatura verso tutto e tutti) e il secondo, produttore dalla mano inconfondibile. Sta di fatto che, da quella collaborazione, nacque forse l’esempio più fortunato e devastante della discografia dei The Auteurs, che nei primi due album avevano mostrato disprezzo per le chitarre “made in USA”, decadenza, raffinatezza tipicamente britannica e devozione al glam-rock: stiamo ovviamente parlando di “After Murder Park”.

Un nichilismo rancoroso, amarezza che trasuda da ogni poro, situazioni al limite del morboso e la parola “brit-pop” che non vuole essere citata nemmeno alla lontana. Per mettere in luce tutto questo Haines ha pensato che Albini potesse essere la guida ideale in fase di produzione e così fu. Le chitarre sanno essere rabbiose come non mai, la batteria picchia solida e iniziare l’album con un brano come “Light Aircraft on Fire” è una dichiarazione di guerra, più chiara di così non si può, per non parlare delle impennate chitarristiche di “Land Lovers” che uniscono la grazia del violino con un rabbioso ritornello o del piglio rock puro di “Tombstone” e di un classico come “Everything You Say Will Destroy You”, brano che veniva già  suonato al tempo del secondo album.

Le coordinate musicali stanno ancora una volta in quel glam-rock citato in precedenza, che però si gonfia di vero e proprio odio e disperazione (la voce strozzata di Haines nel ritornello chitarristico di “New Brat In Town” è da pelle d’oca) o diventa secco e scarno con la title track, ritrovando però anche attimi della vecchia raffinatezza. Toni più compassati e desolanti in ballate comunque sporche e da bassifondi come “Married To A Lazy Lover”, mentre “Child Brides” lavora di fino sugli arrangiamenti in un contesto spartano e sussurrato. Fondamentale il supporto dei gregari, se così li possiamo chiamare, di Haines, sopratutto James Banbury, che all’organo e agli archi fa un lavoro magnifico.

A ricordarci la grazia innata dei   The Auteurs ci pensa quella perla di “Unsolved Child Murder” che pare uscire dalla penna di John Lennon e Paul McCartney appena posseduti da una forza demoniaca e malvagia: archi e ritmo morbido, ma testo che lascia senza parole.

Forse mai così capace di tratteggiare “lo schifo” e la corruzione (leggi decadimento) di ciò che lo circonda, Luke Haines trova quindi in Steve Albini un complice perfetto: due talenti che si fanno beffe delle convenzioni e non hanno paura a sporcarsi le mani. Un disco che ha ormai venticinque anni (uscì il 4 marzo 1996) ma che suona attualissimo e che francamente ci fa rimpiangere assai la deriva sperimentale presa ultimamente dallo stesso Haines, che non ha perso l’arroganza ma forse ha, ahimè, smarrito la capacità  di scrivere pezzi davvero validi, capaci di lasciare il segno.

Pubblicazione: 4 marzo 1996
Studio di registrazione: Abbey Road Studios, London
Genere: Baroque pop, alternative rock, indie pop
Lunghezza: 39:17
Label: Hut
Producer: Steve Albini

Tracklist:

1. Light Aircraft on Fire
2. Child Brides
3. Land Lovers
4. New Brat in Town
5. Everything You Say Will Destroy You
6. Unsolved Child Murder
7. Married to a Lazy Lover
8. Buddha
9. Tombstone
10. Fear of Flying
11. Dead Sea Navigators
12. After Murder Park