Formatisi solo qualche anno fa a Londra, dopo aver pubblicato un paio di convincenti EP nel 2019, i Dry Cleaning sono ora pronti per la loro prima prova sulla lunga distanza, “New Long Leg”, in uscita venerdì 2 aprile via 4AD. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattare via Zoom il batterista Nick Buxton e il chitarrista Tom Dowse per parlare del loro nuovo album, di John Parish, della loro label, del processo creativo, della Brexit e di tanto altro. Ecco cosa ci hanno raccontato:

Ciao, come state? Come è la situazione con il Coronavirus nel Regno Unito?
Nick Buxton (batteria): Non siamo proprio in lockdown, ora le cose stanno migliorando molto lentamente. Ora abbiamo un po’ più di libertà . Oggi è davvero una bella giornata e ci sembra che possa essere l’inizio del prossimo capitolo.

Penso che ci vorrà  ancora un po’ di tempo, ma speriamo bene. Cerchiamo di essere fiduciosi (ridiamo) e speriamo che presto si possa tornare verso la normalità .
N.B.: Cerchiamo di fare del nostro meglio e incrociamo le dita.

Per prima cosa ci potete raccontare come si è formata la vostra band e come avete incontrato gli altri componenti?
Tom Dowse (chitarra): Nick e Lewis (Maynard, basso) hanno suonato insieme per molti anni in passato, mentre io studiavo con Florence (Shaw, vocals). Avevamo lo stesso gruppo di amici e quindi ci conoscevamo. Ho parlato con Nick e Lewis e abbiamo deciso di formare una band. Abbiamo fatto alcune jam insieme, senza avere intenzione di fare qualcosa in particolare. In seguito ho chiesto a Florence se voleva unirsi a noi e il resto è storia. (ridiamo)

Nel 2019 avete pubblicato due EP, “Sweet Princess” e “Boundary Road Snacks And Drinks”, che hanno ricevuto ottimi riscontri dai più importanti blog musicali: posso chiedervi quali erano i vostri programmi originali per il 2020, prima che iniziasse la pandemia?
N.B.: Non molto diversi da quello che abbiamo poi fatto, se devo essere onesto. Siamo stati fortunati. Quando la pandemia è iniziata eravamo in tour negli Stati Uniti e abbiamo dovuto cancellare le date rimanenti, ma il nostro principale obiettivo per il 2020 era quello di registrare l’album: ci siamo riusciti e siamo soddisfatti. Ci è andata bene rispetto ad altre band che sono state colpite duramente dalla pandemia e ci sentiamo abbastanza fortunati.

Il vostro primo LP, “New Long Leng”, uscirà  tra pochi giorni. Lo scorso anno avete anche firmato un contratto con la 4AD. Come vi trovate a lavorare con questa storica label? Siete soddisfatti?
T.D.: Siamo molto contenti. C’erano parecchie label interessate a noi, ma loro sono la nostra etichetta dei sogni. Non avremmo mai potuto immaginare di poter lavorare con una casa discografica come questa. Quando abbiamo avuto l’opportunità , non ci abbiamo nemmeno pensato un momento, sapevamo quello che volevamo fare. Sapevamo di voler lavorare con la 4AD. Non riesco a pensare a un’altra etichetta di queste dimensioni e di questa influenza, che ancora mette davanti a tutto quello che l’artista vuole fare ed è quello che è successo: ci hanno lasciato fare quello che volevamo al 100%. Quando volevamo fare qualcosa, ne parlavamo con loro e poi la registravamo. E’ davvero la label dei nostri sogni. E’ fantastico poter contribuire a un catalogo come il loro!

N.B.: E’ davvero un contesto fantastico per noi. Si dice che una grande parte dell’identità  di una band sia definita per la maggior parte dalle persone con cui decidi di lavorare. Non stai lavorando con il nome di un’etichetta, stai lavorando con tutte le persone. Sono un ottimo team. Lavorare con persone che ti piacciono davvero ti rende la vita molto migliore ogni giorno. E’ stata senza dubbio la scelta giusta per noi.

Avete registrato il vostro disco in un luogo leggendario come i Rockfield Studios in Galles e poi avete lavorato insieme a John Parish. Essendo fan di PJ Harvey da parecchio tempo, sono veramente elettrizzato al pensiero che abbiate collaborato con lui.
N.B.: E’ davvero una persona molto cool. La prima impressione che abbiamo avuto di lui è che sia una persona che non ti mette timore. Ha un catalogo di produzioni davvero incredibile, oltre ad avere degli ottimi dischi solisti. E’ una persona molto normale, assolutamente con i piedi per terra. Ha lavorato molto per rendere le cose più facili e per farci rilassare. E’ una persona molto tranquilla e rilassata.

Pensi che abbia influenzato in qualche modo il vostro sound?
T.D.: Assolutamente sì. L’ottanta per cento del nostro disco era fatto e lo abbiamo solo dovuto registrare, ma non gli piacevano alcune strutture e ci ha detto che c’era qualcosa che non andava e allora ci siamo presi qualche giorno libero e siamo andati in studio e ci abbiamo lavorato da soli senza di lui. Lui ci ha aiutato dicendoci cosa fare. Eravamo completamente d’accordo con quello che stava facendo. Ci siamo fidati di lui. Quando siamo tornati ad ascoltare il materiale, abbiamo capito che lui aveva avuto ragione ogni volta. In termini di sound lui ha voluto elevare “Strong Feelings”: c’è un suono di synth che arriva sotto quello della chitarra. Ha davvero migliorato quella canzone.

N.B.: L’abbiamo suonata parecchie volte in studio. All’inizio era un po’ deludente, ma lui l’ha decostruita, ha aggiunto alcuni tocchi leggeri, ma di quelli che possono davvero fare la differenza in modo molto veloce. E’ stato molto bello vedere tutto ciò.

Sin dall’inizio della vostra band Florence ha sempre usato lo spoken-word: è stata una scelta naturale per lei?
N.B.: Credo che all’inizio fosse più un meccanismo per fare uscire le parole. Lei non aveva mai cantato in una band prima e non aveva mai fatto nulla di tutto ciò. Credo che in qualche intervista precedente abbia detto che lo comparava a una lettura ““ era come fare una lettura all’università , parlare davanti a una stanza di persone. Ci sono somiglianze in ciò, ma credo che abbia funzionato. Non abbiamo mai avuto il bisogno di cambiarlo. Lei enfatizza naturalmente le idee di melodia e ritmo contenute all’interno dei suoi discorsi. E’ qualcosa che mi piace davvero molto.

Nick, possiamo parlare del tuo drumming? Credo che nell’album sia diventato più intenso rispetto al passato. Inoltre ho visto che hai utilizzato anche delle drum-machine. Come pensi che si sia evoluto rispetto ai vostri precedenti EP?
N.B.: Quando abbiamo iniziato la nostra band suonavamo nel garage della mamma di Lewis. Ognuno di voi voleva mantenere le cose semplici e non volevamo fare troppo rumore. Partendo da quel punto nel 2018, poi le cose si sono leggermente ingrandite. Per l’album ho spinto un po’ di più rispetto a quanto avevo fatto per gli EP. Abbiamo preparato alcuni brani mentre eravamo in lockdown: Tom ha una Tascam 4 track tape-machine, ce la siamo passata ognuno a casa sua e abbiamo registrato il pezzo in questo modo, visto che non potevamo provare insieme. Non posso registrare la batteria nel mio appartamento, che è molto piccolo, così ho usato la mia drum-machine. Ho vario stuff elettronico perchè, prima che iniziassimo i Dry Cleaning, era una cosa che facevo molto spesso. Così ho utilizzato la drum-machine e siamo stati davvero soddisfatti di queste registrazioni. Il sound era davvero bello. Ci abbiamo lavorato un po’ durante l’estate e, una volta che abbiamo fatto sentire questi demo a John, ci ha detto che gli piacevano e ci ha detto di portarli con noi, quando saremmo andati ai Rockfield Studios. E’ una cosa che mi piace, è come suonare con un percussionista. Mi piace come suona sul disco e credo che funzioni davvero bene.

Sull’ultima canzone del disco, “Every Day Carry”, si possono sentire alcune influenze psichedeliche. Posso chiedervi da dove provengono?
T.D.: Ti riferisci a quella folle parte centrale? Questa cosa era stata registrata prima da Bill Nace nel suo disco “Both”, che è stato pubblicato dalla Drag City. Lui suona quella che si chiama chitarra preparata (il timbro viene modificato inserendo vari oggetti sulle corde o tra di esse). Fondamentalmente costruisce noise. Noi abbiamo creato questa sezione provando alcune pedaliere. E’ interessante che tu lo ritenga psichedelico: credo che questa sensazione provenga dall’uso del loop pedal.

In “Strong Feelings” Florence ripete alcune volte: “It’s Europe”. Ci potete spiegare il suo significato? Ha qualcosa a che fare con la Brexit?
T.D.: Sì, assolutamente. Credo che “Strong Feelings” parli essenzialmente di provare dei sentimenti per qualcuno e allo stesso tempo di avere paura di farlo. A ciò si aggiunge la complicazione della Brexit a una situazione romantica. Il soggetto si trova nell’Unione Europea e ora devi superare la barra ““ soprattutto a livello geografico, più che emotivo. Tutti noi come band abbiamo provato molta pressione a causa della Brexit negli ultimi due anni e ciò lo puoi sentire nel songwriting di Florence.

E’ un po’ strano trovarsi fuori dall’Unione Europea.
T.D.: Sì, immediatamente vedi le complicazioni per i musicisti. Non possiamo andare in tour in Europa e ciò è accaduto perchè la Gran Bretagna non si è interessata a combattere per i nostri diritti. Vediamo l’inettitudine dei politici inglesi nel considerare come funziona l’arte, come noi ci guadagnamo da vivere ed esportiamo la cultura britannica. L’attuale governo non sembra molto interessato a ciò e non sta facendo sforzi particolari per darci un supporto.

N.B.: Abitiamo tutti a Londra e questa è una città  internazionale. Ogni idea di nazionalismo britannico non funziona per nulla in questo posto. Non ha davvero alcun senso.

Sono d’accordo con voi al 1000%. Vi posso chiedere come funziona il processo creativo nella vostra band? E’ qualcosa di collaborativo o c”è qualcuno in particolare che scrive i testi o la musica?
T.D.: Florence scrive tutti i testi. Prepariamo la musica a casa e poi la portiamo in studio e tutto quello che scriviamo proviene da tutti e noi quattro. E’ una cosa completamente collaborativa.

N.B.: Ci ascoltiamo molto. Registriamo molto e poi ci riflettiamo su e cerchiamo di riprocessare il nostro materiale. Ognuno ha il suo strumento e tutti portano le proprie idee, poi le sviluppiamo insieme. Una parte fondamentale del processo è ascoltare. Ascoltiamo e cerchiamo di concentrarci su ciò che accade come band. E’ un bel viaggio.

Quali sono i vostri programmi per il 2021?
T.D.: Il nostro album, “New Long Leg”, uscirà  tra pochi giorni ““ venerdì 2 aprile ““ e sono sicuro che faremo un po’ di promozione intorno a quella data. Inoltre oggi pomeriggio condivideremo il nostro nuovo singolo, “Unsmart Lady”, di cui potrai vedere anche il video. Se tutto andrà  bene ““ tocchiamo ferro ““ faremo alcune date in agosto e poi torneremo in tour a ottobre e speriamo di fare anche delle date internazionali. Inoltre abbiamo preparato quattro nuove canzoni che speriamo possano finire sul nostro secondo album.

N.B.: L’estate sta arrivando e, sebbene non sia così in tutto il mondo, qui nel Regno Unito la situazione con il coronavirus sta lentamente migliorando. Avremo l’opportunità  di scrivere del nuovo materiale insieme in estate, mentre in un periodo normale saremmo stati in tour per due anni.

In bocca al lupo per il resto dell’anno e spero di potervi vedere presto dal vivo, magari anche qui in Italia. Un’ultima domanda: vi posso chiedere di scegliere una vostra canzone, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa nostra intervista?
N.B.: Direi la title-track, “New Long Leg”. Tutti noi amiamo questa canzone. Sarebbe potuta essere un singolo, ma è un po’ troppo lunga. Credo che tutti noi la consideriamo come uno dei punti più alti del nostro songwriting. E’ un pezzo che ci ha soddisfatto molto sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico.

T.D.: Sì, è una canzone davvero speciale per noi. E’ senza dubbio la mia preferita.

Grazie mille.
N.B.: Grazie a te per l’intervista.

Photo Credit: Pooneh Ghana

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