E’ davvero strano stare senza concerti per così tanto tempo ed è inevitabile pensarlo ogni volta che si ha l’occasione di vederne uno in streaming come in questo caso: a parte qualche live (soprattutto outdoor) in estate e all’inizio dell’autunno dello scorso anno, il nostro ultimo ricordo va a quel bellissimo concerto supersold-out dei Big Thief al Locomotiv Club di Bologna, la sera prima che il nostro governo decidesse di chiudere tutti i locali a tempo indeterminato a causa della pandemia mondiale che ancora ci sta colpendo duramente.

Quello di Julien è il nostro primo concerto per questo 2021 e sembra davvero strano che arrivi solo a fine marzo, ma così è purtroppo – ci adeguiamo ai tempi – sperando che la prossima estate ci possa riportare verso un po’ di normalità  e nuovi live-show e ““ perchè no? – qualche festival.

Scusate, cari lettori, per i pensieri malinconici e maledettamente reali di introduzione, forse ora è meglio raccontare ciò che è successo sul palco dell’Hutton Hotel di Nashville, Tennessee qualche giorno fa.

Julien Baker ha pubblicato da poche settimane il suo terzo LP, “Little Oblivions”, uno dei nostri preferiti finora quest’anno, e “festeggia” l’uscita con un concerto in live-stream in cui è accompagnata da una band di altri quattro elementi – Calvin Lauber (basso), Mariah Schneider (chitarra, backing vocals), Matthew Gene Gilliam (batteria) e Noah Forbes (tastiere).

Prima di lei, come una sorta di opening act, c’è la musicista di stanza a Los Angeles Lexi Vega con il suo progetto, Mini Tress, che propone quattro canzoni registrate in uno studio: l’indie-pop disegnato con synth e chitarre dell’iniziale “Slip Away” ci fa innamorare subito delle sue deliziose melodie.

In seguito “Want Me To Stay” ci porta su territori più raffinati dai sapori jazz, mentre la conclusiva “Honestly” è leggera e piena di passione. Davvero una piacevole introduzione per il concerto principale che ci porta a voler recuperare la discografia dell’artista di stanza in California.

Sono passati due anni e mezzo da quel concerto al prezioso e ormai defunto Arci Ohibò di Milano: una calda giornata di fine estate in cui avevamo intervistato Julien e avevamo assistito a un concerto ““ inaspettatamente (almeno per noi) sold-out ““ dai toni intimi, in cui la musicista nativa del Tennessee si presentava accompagnata solo da una violinista. Questa volta il suono sarà  diverso, ma non per questo meno bello, anche se ci fa soffrire maledettamente vederla solamente dietro a un monitor invece che a pochi metri dai nostri occhi.

Come è giusto che sia, la maggior parte del live è basata proprio sulla sua nuova fatica e l’apertura è dedicata al primo singolo “Faith Healer”: si parte subito forte a livello emotivo, tanto da ricordarci Elena Tonra e i suoi Daughter in alcuni momenti grazie a quelle sue percussioni elettroniche iniziali. i vocals di Julien sono come sempre puliti e magistrali e arrivano diretti al cuore, mentre spesso la strumentazione alza la sua intensità  a secondo dell’aumento delle emozioni.

Meravigliosa in seguito “Favor” che, nel coro, vede la voce della Schneider creare ottime armonie insieme a quella della Baker, mentre la leggerezza e la malinconia della canzone ci avvolgono completamente.

“Highlight Reel” si fa davvero rumorosa, ma allo stesso tempo sono anche le emozioni che non accennano a diminuire mai, mentre “Turn Out The Lights”, unico estratto dal suo sophomore questa sera, ci regala altri attimi di passione dai toni folk e, intanto che la sezione ritmica accelera il ritmo, arriva nel coro un’inaspettata esplosione vocale dal grande effetto.

“Song In E” poi è l’unico pezzo in cui la Baker è sola sul palco e la sua voce è accompagnata dal suono del piano: sofferente, ma incredibilmente intimo e toccante, il brano ci regala attimi di incredibile purezza.

“Ziptie”, ultima traccia di “Little Oblivions”, chiude anche il concerto: la canzone cresce pian piano per poi trovare una grande energia strumentale e sentimentale nella sua parte conclusiva.

Cinquanta minuti ““ senza dubbio diversi rispetto a ciò che avevamo visto nel 2018 ““ ma non meno intensi a livello emotivo: il sound è variato e si è espanso, ma il cuore di Julien rimane sempre puro come la magia della sua musica. Non possiamo che spegnere lo schermo incantati da ciò che abbiamo appena visto nella speranza di un ritorno a breve dei concerti dal vivo.

Photo Credit: Austin Peters