Seconda prova sulla lunga distanza per Clairo che tre anni fa aveva fatto parlare di sè con il singolo “Pretty Girl” e l’esordio “Immunity” passando rapidamente da voce nata sul web all’essere un’artista a tutto tondo, supportata da molti critici e una buona fetta di pubblico. Un successo che ha sorpreso la stessa Claire Cottril, allora poco più che maggiorenne ma già  capace di mostrarsi al mondo nei suoi pregi e difetti. “Sling” cambia direzione e stile, virando decisamente verso un pop folk sincero, intimo, delicato.

Decisiva la scelta di un nuovo produttore: Rostam Batmanglij (ex Vampire Weekend) lascia il posto a Jack Antonoff, una garanzia se si vuole ottenere un sound sofisticato e orecchiabile. Punto di riferimento e ispirazione dichiarata nella genesi del disco: Carole King e il suo immortale “Tapestry”. Via i sintetizzatori dunque e molto spazio lasciato a flauti, archi, chitarre acustiche, lap steel, pianoforte, le melodie create dalla voce di Claire Cottril non più nascoste ma messe in luce dagli arrangiamenti che Antonoff le cuce letteralmente addosso in “Amoeba”, “Partridge” e “Harbor”.

Una piccola rivoluzione minimalista che spoglia ogni brano, adatta a far da sfondo a riflessioni lucide e accorate su salute mentale, sessismo (il singolo “Blouse” con Lorde ai backing vocals, Clairo ha ricambiato il favore in “Solar Power”) successo improvviso (“Management”) e la riscoperta di sè stessi. Un passo in avanti rispetto a “Immunity” che provava ad uscire dalla comfort zone riuscendoci solo in parte, mentre in “Sling” Miss Cottril si mette decisamente comoda aiutata dal suono caldo di “Bambi”, “Wade”, “Just For Today”.

La maturazione di Clairo in questi quarantaquattro minuti è chiara ed evidente, anche se i paragoni con “Figure 8” di Elliott Smith appaiono francamente eccessivi. Se nel 2019 Frankie Cosmos era il nome più citato quando si parlava di Claire Cottril, “Sling” è da accostare alla scena americana folk anni settanta. Una rivisitazione ad alto tasso emotivo, ricca di stile ma non ancora capace di fare quel salto di qualità  che potrebbe portarla in territori musicalmente più avventurosi.

Credit foto: Savanna Ruedy