Continua la parabola di Connan Mockasin, che torna a vestire i panni del professor Bostyn e della sua banda d’insegnanti in cerca di gloria e guai nella seconda parte della storia che faceva da sfondo a “Jassbusters” nel 2018. Un capitolo più corale quello odierno, che vede Mockasin capeggiare una vera e propria band composta da Nicholas Harsant al basso, Matthew Eccles alla batteria e Rory McCarthy alla chitarra ritmica. I tre escono dal ruolo di meri esecutori ed accompagnatori, contribuendo in modo piuttosto deciso alla scrittura dei brani.

Languido almeno quanto “Jassbusters” era ammiccante, “Two” esordisce con morbidi arpeggi di chitarra acustica che diventano pian piano più maliziosi tra smussati e pregevoli angoli strumentali (“K Is For Klassical”, “She’s My Lady”) e i sei ipnotici minuti di “Flipping Poles” che rivelano un Mockasin decisamente pacato, minimale sia nel modo di cantare che negli arrangiamenti che lo circondano, tagliati e cuciti su misura. Un Connan meno personaggio e più uomo squadra, che s’ispira alla psichedelia inglese anni sessanta per un album d’improvvisazione ragionata.

I sequel spesso deludono, “Jassbusters Two” tiene botta senza particolari acuti. Sette brani legati dal vociare di bambini in sottofondo, sospesi tra l’eleganza di “In Tune” e le note carezzevoli di “Maori Honey”. Manca la voglia di osare del primo capitolo, neppure “Shaved Buckley” riesce a movimentare le cose in zona Cesarini, ma questo Connan introspettivo ha la sua ragion d’essere. Un momento interlocutorio per Mockasin, sempre più chanteur de charme in attesa del terzo episodio ormai inevitabile.